Le cattive favole dell’America

di Alberto Capece Minutolo 

 

La cosa più ridicola che si può osservare è l’attenzione per non dire il vero proprio culto verso i vecchi “consigliori” dell’amministrazione americana siano essi morti come  Brzezinski o centenari come Kissinger o ottuagenari come Luttwak i quali girano attorno alla questione Russia – Cina sparando ovvietà o propositi talmente ovvi da parere infantili, tra il plaudente stupore di vari commentatori, E purtuttavia si scopre che l’intelligentia politica americana non sembra aver tratto profitto nemmeno da queste ovvietà e si è lasciata trascinare esattamente nella situazione che avrebbe dovuto evitare come la peste, ovvero nel rafforzamento dell’alleanza tra Mosca e Pechino che riunisce il Paese con le maggiori risorse energetiche e minerarie del pianeta ed è anche il più avanzato dal punto di vista militare con il Paese più industrializzato del mondo.

Insomma gli Usa hanno fatto tombola grazie alla loro incapacità di scendere a compromessi con i loro più oscuri istinti e d avere una visione lucida di sé e degli altri, non offuscata da complessi di superiorità e dall’arroganza. Così hanno fatto la guerra alla Russia pensando di poter prevalere facilmente e si sono trovati con le loro armi magiche distrutte,  mentre  adesso queste aquile dei neocon hanno realizzato di aver fallito, ma tentano di nascondere le tracce dicendo: adesso in Ucraina dobbiamo creare uno stallo e pensare invece al vero avversario, ovvero alla Cina. Inutilmente il vecchio Kissinger è andato a Pechino per ricucire i rapporti, sapendo benissimo – come del resto ha detto il Pentagono – che gli Usa non possono pensare di fare la guerra alla Cina e di vincerla: tutti i giochi di guerra portano a un risultato negativo. E del resto lo dicono anche le cose stesse visto che le prese di posizione guerresche di Luttwak arrivano nel momento in cui quasi il 40 per cento dei sottomarini d’attacco nucleare americani sono in riparazione e giacciono nei cantieri vittime di scarsa manutenzione e/o di obsolescenza.  Nulla di straordinario, ma insomma è un segnale che gli Usa e l’occidente dovrebbero ben guardarsi da una guerra che finirebbero per perdere o che comunque farebbe perdere loro qualsiasi possibile supremazia e li ridurrebbero a un quarto mondo.

Lo stesso Brzezinski che nelle sue manie – acquisite dentro un ambiente diciamo così sorprendentemente puerile –  sull’ Heartland e sulla necessità per gli Usa di controllarlo, a un certo punto aveva ripreso contatto con la realtà e in qualche modo contradetto la dottrina che porta il suo nome, ma l’amministrazione americana è rimasta aggrappata a quella strategia di cui faceva parte anche l’idea che senza l’Ucraina, la Russia non sarebbe stata in grado di governare il cuore dell’Asia e non avrebbe potuto sfidare il potere degli Stati Uniti. Si comprende bene come il polacco Brzezinski fosse impregnato delle fole che si raccontano polacchi e ucraini  della Galizia quando non sono impegnati ad ammazzarsi tra di loro, tirando fuori antiche ossessioni di grandezza a compensazione del fatto che sono troppo deboli rispetto alla Russia o alla Germania per poter attuare i loro sogni. Qui c’è  proprio il rischio di divagare, ma la cosa straordinaria è che queste cazzate, compreso tutte le assurde fantasie  sull’Heartland,  sono diventate la dottrina dell’impero, nonostante Henry Potter non sia mai arrivato alla Casa Bianca. 

Insomma gli Usa sembrano proprio ritratto del loro collerico presidente che non ricorda nulla, digrigna i denti, sbava e se la fa sotto. Ma anche se ci fosse un qualche vantaggio a  rivolgersi ora bellicosamente verso la Cina  come si potrebbe congelare la vicenda ucraina adesso che la Russia gode di una netta superiorità ed è decisa a non fermarsi  prima di avare raggiunto tutti i suoi obiettivi? Come si farà con la Polonia che scalpita per prendersi la parte occidentale dell’Ucraina e che potrebbe provocare un disastro come le accade spesso di fare? In realtà è quasi impossibile sganciarsi dalle guerra provocata ad arte senza dover dichiarare la sconfitta.

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