Il brevetto di una stilista italiana: abiti per proteggersi dal riconoscimento facciale.

Si parla tanto di privacy e del diritto inviolabile di proteggerla e di non venderla sotto forma di dati e informazioni di ogni tipo alla prima azienda che capita; si firmano innumerevoli pagine che dovrebbero garantire la nostra sicurezza. Il fatto è che salvaguardare la privacy sta diventando sempre più complicato e impossibile. Ecco una risposta ingegnosa, almeno da un punto di vista. Didero ha avuto l’idea durante un periodo di studio a New York, e il segreto sta nelle  “adversarial pattern”,  e che in italiano si potrebbe tradurre con immagine avversaria, o avversativa: “La nostra soluzione permette di nascondersi senza nascondersi, cioè senza dover coprire il volto,  che è una cosa illegale (dimenticato durante il mascheramento in nome del Covid). Federica Busani, l’altra co-founder dice:  Con i nostri vestiti si spicca in mezzo agli altri e si è fortemente riconoscibili dagli altri umani, cioè dalla nostra specie, ma irriconoscibili per le macchine”. Può davvero funzionare? In ogni caso, la creatività umana riesce sempre a trovare soluzioni. Fondamentale è l’applicazione dell’intelligenza naturale e vera.

 

di Lucia Bigianti

 

L’innovazione di Rachele Didero

Da questa riflessione parte il lavoro della fashion designer Rachele Didero, la quale ha brevettato “Adversarial Knitted Textile”; si basa sulla creazione di fantasie che oltre ad abbellire e rendere unici i capi, proteggono chi li indossa dal riconoscimento facciale automatico. Tutto inizia con la collaborazione con il “Shenkar College”, dove si concentra sui volumi del corpo e il trasferimento di fantasie sulla maglia, senza compromettere l’efficacia.

Dopo mesi di ricerca, il risultato viene testato su YOLO, il più avanzato sistema di riconoscimento di oggetti in tempo reale, e dalla sua riuscita, nasce il brevetto in comproprietà col Politecnico nel 2021. Le stampe sono adversarial pattern (“immagini avversarie”), apparentemente astratte, ma in realtà in grado di confondere gli algoritmi dei dispositivi.

Con questa invenzione, i dati biometrici sono protetti, infatti i motivi permettono al volto di non essere rilevato, o addirittura lo associano a una categoria errata: per esempio, “animale” invece di “persona”, e quindi lo scartano. “In un mondo in cui i dati sono la più grande risorsa economica, Cap_able affronta la questione della privacy, aprendo la discussione sull’importanza della protezione dall’uso improprio delle telecamere di riconoscimento biometrico”. Con l’idea che ognuno di noi deve essere in grado di dare il consenso esplicito al trattamento dei loro dati, nel febbraio del 2021 fonda la start-up “Cap_able” , con i primi prototipi della collezione “Manifesto”. Questo è solo uno dei grandi passi che i giovani fashion designer stanno facendo per proteggere tutti noi dalla società in cui viviamo.

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