Qatar. Ovvero del pesce in barile

di Andrea Marcigliano

 

Vi è, nell’attuale crisi mediorientale, un piccolo paese che gioca il, classico, ruolo del pesce in barile. Alleato con tutti e con nessuno, finanziatore di Hamas e mediatore con Israele. Un ruolo che sa interpretare benissimo…

Perché questo, del pesce in barile, del doppiogiochismo elevato ad arte politica, è, da sempre, il ruolo storico del Qatar. Sin dalla sua indipendenza, nel 1971. E forse anche prima. Visto che quando nacque l’Arabia Saudita, e i diversi emirati vi confluirono, Doha preferì restarsene sotto protettorato coloniale inglese. Quello stesso protettorato che le aveva permesso, a fine ‘800, di sottrarsi alla ben più pesante dominazione ottomana. Creando, così, un rapporto privilegiato con il mondo anglosassone. Quello britannico prima, poi anche quello americano.

Tant’è che il Qatar ospita la più grande base militare anglo-americana in Medio Oriente. Da dove sono state dirette le due guerre irakene. E, prima ancora, il, fallimentare, attacco di Saddam Hussein all’Iran Khomeinista.

Al tempo stesso Doha mantiene e protegge, negli agi e in tutta tranquillità, i vertici dei Fratelli Musulmani. E della stessa Hamas. Cosa che ha creato forti frizioni con i sauditi, gli Emirati Arabi e, soprattutto, l’Egitto. Che, in un passato recente, avevano anche cercato di isolare il Qatar con sanzioni economiche. Accusandolo di fornire sostegno, e base direttiva, ad organizzazioni terroristiche.

Sanzioni, tuttavia, di ben poco effetto. Visti gli eccellenti rapporti fra gli Emiri della casata al-Thani e Washington.

Che nel piccolo Emirato – formalmente monarchia costituzionale, nella sostanza proprietà privata della famiglia al-Thani – trova il suo migliore agente in Medio Oriente. Quello sempre disponibile per avvallare e favorire operazioni “coperte”. E per utilizzare, al di là dei proclami ufficiali, i movimenti jihadisti per i propri scopi.

Il Qatar a questo si è sempre prestato. Ritagliandosi, così, uno spazio, un’autonomia che ben difficilmente avrebbe potuto avere in altro modo nel, complesso, mondo arabo.

Fare “il pesce un barile”, sostenere i Fratelli Musulmani e le loro derivazioni jahadiste, e, al contempo, essere il miglior agente in loco della potenza statunitense… un’arte diplomatica sottile, della quale l’Emiro al-Thani sta dando prova anche in questo momento. Nel drammatico frangente dell’attuale crisi di Gaza.

Infatti inviati del Qatar stanno cercando di trovare una mediazione, per porre fine al conflitto. Mediazione non facile, anche perché, come dicevo, l’Emirato continua ad ospitare i vertici politici di Hamas. Ponendosi, quindi, in una posizione non proprio neutrale.

Tuttavia, se gli al-Thani si sono mossi, non è certamente avvenuto senza un avvallo, o addirittura una precisa indicazione da parte di Washington.

E questo potrebbe far sospettare una cosa ben precisa.

Fino ad oggi Hamas non è mai stata considerata un vero pericolo dagli israeliani. Tant’è che il fronte era pressocché sguarnito, e questo ha permesso l’attacco del 7 Ottobre. Il grosso delle forze israeliane era infatti stanziato nella Cisgiordania per difendere i coloni, o al confine del Libano, per controllare Hezbollah.

E, soprattutto, gli Stati Uniti hanno lasciato che proliferasse per spezzare dall’interno il fronte palestinese. Questo spiega l’appoggio del Qatar. E anche il fatto che Hamas si è, a suo tempo, duramente opposta alla penetrazione dell’Isis nella Palestina. Nonostante ne condividesse, almeno in teoria, i fondamenti ideologici.

 

Ora, però, sembra che le Brigate Quassam, il braccio armato che ha la sua testa nella Striscia di Gaza, siano sfuggite al controllo dei vertici politici di Hamas. Quelli che se ne stanno tranquilli in Qatar. E che, nonostante i roboanti proclami di questi giorni, hanno perso ogni reale controllo su Gaza. E, con ogni probabilità, sono stati presi in contropiede dall’iniziativa del braccio armato.

Di qui il proporsi del Qatar come mediatore. Solo apparentemente fra Israele e Hamas. In realtà la mediazione che gli al-Thani stanno portando avanti è tra i capi politici di Hamas, che si ritrovano isolati a Doha, e i nuovi leader militari delle Brigate Quassam.

Una mediazione non facile. Anche per il più esperto dei “pesci in barile”.

/ 5
Grazie per aver votato!