I camionisti polacchi contro la concorrenza sleale ucraina e le follie di Ursula

di Ala. De. Granha.

 

Il nuovo governo polacco non si è ancora insediato e già deve fare i conti con una protesta che rischia di minare le basi del suo successo. Perché la nuova maggioranza di centrosinistra – formalmente neppure incaricata di provare a costituire il nuovo esecutivo – si era battuta contro il centrodestra filo meloniano per una maggior adesione alle indicazioni di Bruxelles. In pratica una subordinazione totale. Che porterebbe l’agricoltura ed i trasporti polacchi ad essere spazzati via dalla concorrenza sleale degli ucraini. Sino ad ora accolti e foraggiati dai polacchi.

Ma la banda Zelensky non si accontenta ed ora i camionisti polacchi hanno deciso di bloccare i valichi con l’Ucraina. Lasciando passare solo gli aiuti umanitari ed i camion che trasportano animali vivi. Immediato il piagnisteo di Kiev che lamenta la “coltellata alle spalle” da parte di chi ha già ampiamente sostenuto la guerra di Zelensky.

I trasporti rappresentano il 7% del Pil polacco e l’agricoltura il 4%. Difficile, dunque, per Varsavia far finta di niente e penalizzare due settori importanti per l’economia del Paese. Soprattutto tenendo conto che il centrosinistra potrà governare grazie al sostegno del partito dei contadini.

Ma ciò che sta succedendo in Polonia è solo un anticipo della situazione che si verrà a creare con l’ingresso di Kiev nell’Unione europea. Al di là degli enormi problemi legati al livello di corruzione del regime di Zelensky, la sola parte ufficiale e regolare costerà montagne di soldi ai sudditi di Ursula von der Leyen. Per l’Italia si parla di un costo di circa 9 miliardi di euro. Da togliere alle famiglie italiane perché ce lo chiede l’Europa e lo ordina RimbanBiden.

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