Prigozhin il tycoon: le ricchezze nascoste del capo della Wagner

di Matilde Fabrizio

 

Sulla carta, un piccolo business dal fatturato di appena 700 mila euro. Nella realtà, un impero finanziario miliardario, fatto di miniere d’oro in Africa e società del gas e petrolio in Siria. È  questa la doppia faccia della rete economica nelle mani di Evgeney Prigozhin, resa occulta dai registri ufficiali. Un business per miliardi di euro, che si è espanso grazie all’insediamento dei mercenari della Wagner a Damasco e nei paesi africani. E che ora dopo gli avvenimenti del 24 giugno scorso, rischia di sgretolarsi.

Un’incursione nel registro delle società della Federazione russa, portata avanti dal format di inchiesta del Sole 24 ore, “Fiume di denaro”, ha portato a galla molte incongruenze tra quanto dichiarato dalle fonti ufficiali e il reale ammontare della ricchezza del capo della Wagner, Evgeney Prigozhin. 

I bilanci ufficiali, raccolti dalla banca dati russa Spark-Interfax, lo vedono proprietario di cinque sole imprese in Russia, che nel 2022 avrebbero incassato complessivamente 700 mila euro. A fronte degli incassi, le spese di queste società ammonterebbero a 4,3 milioni di euro. In altre parole, una perdita che supera di circa sei volte il guadagno per il loro possessore.

Questi dati restituiscono un’immagine distorta della potente rete economica di Prigozhin, in crescita dal 1997, che si articola in investimenti in numerosi settori: centri commerciali, hotel, immobili residenziali di lusso, ristoranti, grandi magazzini, business center, yacht e jet privati.

La parabola che ha reso l’ex cuoco di Putin un potente miliardario ha inizio proprio nella ristorazione. A 34 anni, Prigozhin apre il suo primo locale sull’isola Vasileyvsky, nel cuore di San Pietroburgo, seguito dal ristorante “Old Customs”. Ma la sua fortuna ebbe inizio nel 1998, quando diede nuova vita ad una nave, trasformandola in un ristorante di lusso galleggiante sul fiume Neva. Il ristorante divenne il prescelto di Putin per le cene con gli ospiti stranieri quali Jacques Chirac e George W. Bush, per citarne alcuni, e diede slancio al business del capo della Wagner.  

Prigozhin è così diventato un gigante nella ristorazione e nel food delivery, della cui gestione si occupa la holding Concord, posseduta per il 100% dall’imprenditore russo. La Concord si articola in due società: la Concord M, anch’essa operante nel campo della ristorazione, e la Ritm, che si occupa invece della gestione di immobili. A queste si affiancano la Concord Catering e Aurum, società di distribuzione di film e prodotti televisivi, che Prigozhin possiede per il 49%. Ma non finisce qui. Prigozhin è anche l’amministratore di Reteil, società di gestione di immobili che tra gli altri si occupa della gestione del Pmc Wagner Center a San Pietroburgo.

Nel 2013, il business dell’imprenditore di San Pietroburgo si è espanso anche al mondo dell’informazione, con la nascita della Internet Research Agency (IRA). L’agenzia venne fondata attraverso la Concord Catering e divenne conosciuta al grande pubblico per essere stata la fabbrica di troll russa, responsabile di aver aiutato Trump nella sua campagna per le elezioni presidenziali del 2016 contro Hillary Clinton.

Un impero finanziario multiforme dunque, che abbraccia varie sfere dell’economia e che, stando ai documenti ufficiali, stenta a trarre del guadagno dalla sua attività. Ma i ricavi dei numerosi possedimenti di Prigozhin non sono gli unici ad essere occultati. Sfuggono ai registri anche i finanziamenti di 80 miliardi di rubli dello stato russo al gruppo Concord, finalizzati al sostegno del gruppo Wagner. Il gruppo imprenditoriale del capo dell’armata mercenaria ha infatti goduto in questi decenni del diretto supporto di Putin, usufruendo di canali preferenziali per l’accesso a appalti statali per le mense delle scuole, degli ospedali e delle caserme.

I tentacoli dell’imprenditore russo si sono estesi grazie alla presenza del gruppo Wagner in due importanti scenari: in Siria e in alcuni paesi dell’Africa. Gli investimenti in Siria sono resi possibili da un accordo con Mercury e Velada, compagnie alle quali sono stati concessi dal governo di Damasco contratti per l’esplorazione di giacimenti di petrolio nel territorio. Le due compagnie sono entrambe possedute da Prigozhin, come sostenuto dalla testata russa Novaya Gazeta, secondo la quale nel 2018 avrebbero estratto risorse naturali dal territorio siriano per un valore di 20 milioni di dollari al mese. Per quanto riguarda l’Africa, sono quattro le compagnie individuate dal Dipartimento del Tesoro statunitense occupate nell’estrazione di risorse minerarie, operanti nella Repubblica Centroafricana e in Mali: Midas Ressources SARLU, Diamville SAU, Industrial Resources General Trading e Limited Liability Company. A queste si aggiunge la miniera Ndassima, che contiene oro per un valore che supera il miliardo di dollari e Lobaye Invest, specializzata nell’estrazione di oro e diamanti. 

Questa panoramica restituisce le effettive dimensioni del business nelle mani di Prigozhin. Un personaggio a lungo rimasto all’oscuro, conosciuto come il “cuoco di Putin”, ora reso noto dalla marcia su Mosca intrapresa dal gruppo militare indipendente di cui è a capo, la Wagner, diventata ormai vitale per Putin e le sue ambizioni nella guerra con l’Ucraina. In seguito agli eventi del 24 giugno scorso, è in dubbio se e come il leader e magnate russo riuscirà a continuare a gestire il suo impero finanziario. 

La tenuta della sua struttura imprenditoriale è infatti minacciata dalla maggiore attenzione che il governo russo riserva ora alle ricchezze di Prigozhin: il 27 giugno, Putin ha annunciato che la situazione finanziaria della holding Concord sarebbe stata tenuta sotto controllo e passata al vaglio. L’obiettivo del presidente russo sarebbe quello di acquisire la società, togliendola dalle mani del capo della Wagner. Un’acquisizione da parte di un attore governativo di un impero aziendale di un privato di tale portata non si vedeva dal 1858, quando la corona britannica iniziò ad erodere l’autonomia della East Indian Company, fino ad ottenerne il controllo. 

La rappresaglia del governo nei confronti di Prigozhin ha avuto come prima vittima il gruppo mediatico Patriot Media. Il direttore dell’agenzia di stampa RIA FAN, parte del gruppo Patriot Media, Yevgeny Zubarev, ha reso nota la sua chiusura il 1° luglio, senza aggiungere i motivi di tale azione. Nello stesso giorno, il canale Telegram Novosti, ha riportato l’annullamento del contratto che legava il Ministero della Difesa russo con la holding Concord posseduta da Prigozhin e che prevedeva la fornitura di derrate alimentari per le truppe russe impegnate in Ucraina. La fine di questo accordo infligge gravi perdite per il business del capo della Wagner, il quale si avvale di canali preferenziali per l’ottenimento di appalti sin dall’inizio della sua parabola imprenditoriale. Inoltre, anche il giornale controllato dal capo della Wagner e tradizionalmente caratterizzato da un approccio patriottico e pro-Cremlino, lo Nevskiye Novosti, ha annunciato la chiusura dei lavori e l’interruzione delle pubblicazioni. 

Le minacce per l’impero finanziario dell’imprenditore russo arrivano anche da Occidente. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha approvato un pacchetto di sanzioni dirette contro le compagnie di Prigozhin impegnate nelle estrazioni di oro e minerali preziosi nella Repubblica Centroafricana. In particolare saranno colpite  la Midas Ressources SARLU e la Diamville SAU, con lo scopo di allentare i legami tra la Wagner e il suo capo. Le due società infatti sono fondamentali per il finanziamento delle operazioni militari del gruppo nella Repubblica Centroafricana. 

Le azioni del 24 giugno iniziano a costare care al suo principale fautore, il capo del gruppo Wagner Evgeney Prigozhin. Il governo russo rimane ancora legato ad esso da un rapporto di necessità per il coinvolgimento delle sue forze militari nel conflitto in Ucraina, ma ora punta ad aumentare i controlli e a ridurne l’autonomia, a partire dal piano economico e finanziario. La morsa del Cremlino si farà più tanto più stretta quanto più saranno reali le minacce per la credibilità e la reputazione russa e di Putin. 

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