Ossezia: la NATO «non riconosce» le elezioni

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La NATO ha dichiarato che «non riconosce» le regolari elezioni appena tenutesi in Ossezia del Sud, dopo la secessione dalla Georgia. Un distacco che ha posto rimedio all’arbitrio commesso a suo tempo dall’URSS, che aveva stabilito i confini senza tener conto delle realtà etniche del suo impero.

«L’Alleanza ribadisce il suo pieno appoggio alla sovranità e all’integrità territoriale della Georgia all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale», ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. Dimenticando però che la NATO si era comportata in maniera diametralmente opposta con la Serbia riguardo al Kossovo: con la differenza, per di più, che quest’ultimo era il cuore storico della nazione serba, al contrario dell’Ossezia che non era mai stata di etnia georgiana.

Per altri versi, comunque, questo atteggiamento è in linea con la politica NATO. Nell’illegalmente riconosciuto Kossovo, infatti, l’Alleanza Atlantica manda avanti una politica persecutoria, al limite della pulizia etnica per conto terzi, nei confronti dei serbi. E lo fa in un territorio dove essi costituiscono l’etnia maggioritaria.

Se per la NATO queste elezioni «non contribuiscono a una soluzione pacifica e duratura della situazione in Georgia», sono però una dimostrazione che certe nazioni, per quanto piccole, sanno ancora opporsi ai disegni atlantisti in nome dell’autodeterminazione dei popoli. Concetto che dai tempi del Presidente Wilson viene usato dalla propaganda USA come paravento per opprimere i popoli che si ribellano alle loro strategie egemoniche.

Per la cronaca, infine, le votazioni presidenziali ossete si sono svolte con una piena regolarità. Che non sempre si riscontra in quelle statunitensi.

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