Nel Continente Nero

di Andrea Marcigliano

 

Nel Continente Nero sta accadendo un fatto insolito. Qualcosa che ben pochi, alle nostre latitudini, si aspettavano. Perché quello che, fraintendendo Hegel, siamo adusi a considerare il “Continente senza storia”, sta diventando, ogni giorno di più, il centro focale della nostra storia.

È in atto una rivoluzione. Continentale ed epocale insieme. Di una portata così vasta che, ad oggi, è praticamente impossibile prevederne effetti ed estensione.

Traducendo in soldoni potremmo dire che l’Africa si sta risvegliando. Ed uscendo da quella condizione di minorità che ha subito per troppo tempo.

Non è un’ipotesi. E neppure una speranza.

Sono i fatti, nudi e crudi, a parlare. Il Niger, la crisi internazionale che si è aperta dopo il golpe militare a Niamey, rappresenta solo l’ultimo atto di un processo molto complesso. Che, in questo momento, focalizza l’attenzione soprattutto sull’Africa del Nord Ovest. Con paesi come il Mali e il Burkina Faso che hanno preceduto il Niger sulla strada della rottura con la Francia. E con gli stessi Stati Uniti.

Ed il Ciad, paese chiave di tutta la regione, che si barcamena in una posizione ambigua. Da non-allineato.

Tuttavia altri focolai, o incendi sottaciuti dai nostri Media, segnano un po’ tutta la carta del Continente.

In Sudan un succedersi di colpi di Stato ha portato proprio quest’anno alla guerra civile. L’ennesima, visto che stiamo parlando di uno dei paesi più martoriati del continente. Ma anche del paese che, oltre ad essere un importante esportatore di petrolio, rappresenta il perno geopolitico di tutta una regione. Posto tra l’Egitto, il Corno d’Africa e il Ciad.

Due sventure, la posizione geografica e le ricchezze petrolifere, che hanno reso la “Terra dei neri” (questo il significato della parola araba Sudan) teatro dello scontro geopolitico fra le potenze.

Etiopia, Eritrea, Somalia… il Corno d’Africa perennemente sospeso fra il Mondo Arabo e l’Africa profonda, Sono terre inquiete. Attraversate da conflitti e tensioni interne ai singoli paesi. Dove un ruolo fondamentale lo gioca il jihadismo islamico. A fronte, però, di una forte, e sovente pervasiva, presenza statunitense.

E poi la Nigeria. Il vero gigante economico dell’Africa. Tormentata dal perdurante conflitto tra gli haussa/fulani, islamici, del nord, e la maggioranza cristiana, in particolare gli Ybo, del sud. La Nigeria chiave, per altro, della penetrazione cinese nel Continente. E, inevitabilmente, terreno di confronto fra Pechino e Washington.

A questo va ad aggiungersi il nuovo ruolo globale della Russia. Paradossalmente dovuto proprio alla crisi Ucraina e alle sanzioni occidentali.

La presenza di Mosca, politica, economica, culturale in Africa si va ogni giorni rafforzando. Tanto che, ormai, la partita vede in campo tre giocatori globali. Washington, Pechino e Mosca. Che si contendono il primato nel Continente Nero.

Circa tre lustri fa, Marco Cochi – il più acuto africanista italiano – previde molto di ciò che sta accadendo nel suo “Il Continente dimenticato”. Da rileggere oggi, per capire il presente.

Oggi nessuno può più ignorare, o fingere di ignorare ciò che accade in Africa.

Anche perché è lì, nel Continente Nero, e non nelle pianure ucraine, che potrebbe davvero esplodere la Terza Guerra Mondiale.

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