L’uscita dalla storia di un’Italia priva di idee e di slancio

di Augusto Grandi

 

Gennaro Malgieri sottolineava ieri, su Electomagazine, l’uscita di Napoli dalla storia. E lo scriveva con la sofferenza di un napoletano innamorato della propria città. Ma quante sono, in Italia, le città che sono ancora parte della storia? Certo non Roma, ormai confinata in una immagine di inefficienza, sporcizia, politica nazionale e locale di infimo livello. Priva di idee, di slanci vitali, di prospettive. Interessata esclusivamente a far soldi con flussi incontrollati di turisti sempre più cafoni, perfettamente in linea con la maleducazione della città.

Ma il turismo ha divorato l’anima anche di Venezia e Firenze. Città vetrina, città che vivono sfruttando una storia sempre più lontana, sempre più in contrasto con il loro presente. Perlomeno il bugiardissimo Renzi aveva provato a rianimare Firenze, senza riuscirci, cercando di trasformarla in un laboratorio di idee con gli incontri della Leopolda. A Venezia non ci si prova neppure. E la laguna si svuota di veneziani per trasformare le abitazioni in stanze da affittare a turisti in cerca di soggiorni brevi.

Il turismo non ha divorato Torino, nonostante le speranze del sottosistema che mal governa la prima capitale dell’Italia unita. Ma l’anima è svanita ugualmente. La manifattura, con qualche eccezione, è precipitata a livelli ridicoli; la cultura è diventata patetica ed autoreferenziale (per ascoltare discorsi diversi dalla noia del politicamente corretto si può andare nel dehors del ristorante Pepe do*ve si incontrano quelli che il giallista torinese Pandiani ha brillantemente definito “perdigiorno” subalpini); la trasformazione della società non sta avvenendo sulla base di un progetto futuro bensì nell’accettazione che le regole della sopraffazione permettano alle periferie multietniche di distruggere anche il centro città.

Resta Milano. Che “è più avanti”. Più avanti perché, in via Canonica, i clochard non hanno più bisogno di occupare le panchine di un autobus o un androne di un portone. Piazzano un materasso matrimoniale in mezzo al marciapiede e si sistemano (per la cronaca, il nuovo inquilino è bianco e biondo). È più avanti perché le bande di giovani criminali di varia provenienza si scontrano liberamente, facendoti pensare di essere negli States. È più avanti perché i prezzi degli alloggi ti fanno credere di essere nel centro di Londra.

Certo, Milano è moda, è finanza. Milano sono gli architetti, le modelle, le startup innovative. Ma basta questo per essere “nella storia”. O si è solo parte di un piccolo momento di cronaca economica? C’è qualcosa di più rispetto alla speculazione immobiliare? C’è un’idea che vada oltre l’obiettivo dell’apericena sui Navigli. Se c’è, non si vede.

Ma l’uscita dalla storia di cui scrive Malgieri non riguarda solo Napoli, Milano e le altre grandi città. È l’Italia intera ad essere uscita dalla storia. Rintanata tra paure, indifferenze, mancanza di idee. Si seguono Greta ed i gretini, ci si rassegna agli idioti della cancel culture che non hanno idee alternative da proporre. E ci si ritrova a rimpiangere persino i salotti di Giulia Maria Crespi o di Maria Angiolillo.

 
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