Le “poche risorse” italiane usate dal governo per mance, bonus e armi. Lo sviluppo non è previsto ed il debito cresce

di Augusto Grandi

 

Non si può certo accusare il governo della famiglia Meloni di non avere idee in merito all’economia dell’Italia. Magari idee curiose, in contrasto con la logica. Ma, come sostiene la destra fluida di governo, bisogna concedere il tempo per lavorare. I dubbi nascono, però, sull’utilizzo dei pochi fondi a disposizione. Non solo per la scelta di prendere i soldi nelle tasche degli italiani per regalarli a Zelensky ed ai mercanti di armi. Ma anche, e soprattutto, per la gestione complessiva delle risorse, a partire da quelle del Pnrr.

Perché la logica dei fondi del Pnrr è quella di favorire la ripresa, la crescita, lo sviluppo. Perché la maggior parte di questo denaro non è a fondo perduto ma deve essere restituito. Dunque è indispensabile che ogni soldo investito produca più di quanto viene impiegato. Perché l’Italia non solo deve restituire quanto viene prestato, ma deve anche ridurre il debito pubblico.

E invece qual è la geniale pensata della famiglia di governo? Continuiamo con le mance, con le elemosine, con i soldi sprecati. Ed evitiamo qualsiasi progetto che permetta una crescita reale. Basti pensare alle accise sul carburante. Il governo, mentendo, sostiene che non può ridurle perché il costo sarebbe eccessivo per le casse dello stato. Falso. Perché non ci sarebbe nessun esborso ma, semplicemente, un mancato aumento degli incassi. È vero che la lingua italiana è ignota a molti dei politici, però la differenza non dovrebbe essere difficile da capire.

Adesso si studia la possibilità dell’ennesimo bonus sui carburanti da offrire alle famiglie più povere. Possibilmente a quelle che l’auto non ce l’hanno o la utilizzano poco. Mentre tutti coloro che fanno rifornimento per lavoro pagheranno di più. In questo modo aumenteranno i prezzi dei prodotti ed aumenterà anche la speculazione su questi stessi prodotti. Così le famiglie povere, con bonus, pagheranno di più per fare la spesa, rendendo inutile il risparmio sulla benzina.

Ma tutte le misure economiche partono da questo punto di vista. Bonus e mance per motivi elettorali ed ulteriori rapine nei confronti di ciò che resta del ceto medio, creando dunque le condizioni per una riduzione dei consumi che, a cascata, diventa una riduzione della produzione e poi dell’occupazione. Non proprio il modo migliore per ripagare i debiti del Pnrr.

E poi c’è la ormai consueta farsa della difficoltà di trovare manodopera per le aziende che cercano personale. Addirittura il pariolino Calenda è arrivato a spiegare agli imprenditori che non possono avere la pretesa di trovare ingegneri se le retribuzioni sono vergognosamente basse. A fronte di un costo della vita sempre più alto ed insostenibile.

La scorsa primavera gli esponenti del governo della famiglia Meloni ironizzavano – con la compagnia di giro degli ospiti delle trasmissioni Mediaset – sulla protesta di qualche giovane universitario per i costi degli affitti nelle città del Nord. Ora si ride un po’ meno perché proprio questi costi spingono gli insegnanti a rifiutare le cattedre e gli infermieri ad abbandonare gli ospedali. Tutti muti, però, sulla speculazione degli affitti o sul prezzo degli alloggi in vendita: è il mercato, bellezza.

Poco importa se questo mercato speculativo impedisca la crescita complessiva del Paese. Perché il mantra del ministro cognato miracolato non vale per tutti. “La qualità si paga” vale per il consumatore finale, che non deve andare al ristorante o in vacanza se non può permetterselo. Ma non vale per lo stesso consumatore nelle vesti di lavoratore. In tal caso la prestazione di qualità si paga poco perché bisogna capire il momento storico, le difficoltà del povero imprenditore, i costi che deve affrontare, la guerra di Biden e Zelensky,  bla bla bla..

Così il lavoratore sempre meno consumatore ridurrà la propria qualità di vita, ridurrà la qualità dell’alimentazione, ridurrà le cure sanitarie. Ed il governo elargirà nuove risorse a fondo perduto agli imprenditori che vedranno crollare le vendite.

Per lo sviluppo, per pagare il Pnrr, per ridurre il debito pubblico si attendono idee nuove.

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