La storia dei militari italiani in Lettonia

La storia dei militari italiani in Lettonia

Dell’esistenza della brigata NATO, del suo schieramento nell’Est Europa e del ruolo che l’Italia avrà nel 2018 la Commissione Difesa della Camera era a conoscenza già dall’anno scorso.

Ma oggi Grillo usa la notizia come pretesto per fare campagna elettorale e spiegarci che a breve ci sarà la guerra.

La storia dei militari italiani in LettoniaAlla mossa tattica e simbolica di Putin che ha inviato i missili balistici Iskander a Kaliningrad (che prima russificazione successiva alla Seconda Guerra Mondiale era tedesca e si chiamava Königsberg) farà seguito – nel 2018 – quella altrettanto simbolica della NATO che invierà quattro battaglioni interforze dei paesi dell’Alleanza Atlantica (per un totale di 4.000 uomini) della nuova brigata della NATO che dovrà fungere da deterrente per la Russia. Ad annunciarlo ieri è stato il Segretario della NATO Jens Stoltenberg che in un’intervista alla Stampa ha specificato che non si tratta di una nuova Guerra Fredda ma ha al tempo stesso riconosciuto un rallentamento nella collaborazione tra NATO e Russia che è tra le cause della situazione attuale.

Una decisione presa già nel 2015

Che il dialogo tra Russia e paesi dell’Alleanza Atlantica (Stati Uniti in testa) siano ridotti ai minimi non è una novità conseguente a quanto sta accadendo ma è dovuto a tensioni che si sono accumulate nel tempo e risalgono alla richiesta dell’Ucraina di entrare a far parte della NATO, richiesta cui fece seguito dopo qualche tempo un deciso intervento russo nella regione che si concluse con l’annessione della Crimea nel 2014 e le conseguenti sanzioni economiche imposte da UE e USA nei confronti delle imprese e dei capitali russi. A questo aggiungete le recenti manovre di avvicinamento tra Turchia e Russia (Erdogan non ha molto gradito i commenti occidentali al fallito golpe) e ce n’è abbastanza per far innervosire anche la NATO. L’annuncio di Stoltemberg ha però preso leggermente in contropiede la ministra della Difesa Roberta Pinotti che è corsa ai ripari spiegando che la decisione era già stata presa a luglio durante il vertice di Varsavia. Qui un’informativa nella quale viene spiegato dove saranno le basi del VJTF, qui un’interrogazione dell’ex-M5S Artini in Commissione Difesa alla Camera del giugno 2015 nel quale si chiede il ruolo dell’Italia della VJTF e dove è esplicitato che “per il 2018 è previsto l’ampliamento e la riorganizzazione del NRDC-IT in Joint Task Force Headquarters, cioè in un Comando Operativo Interforze in grado di gestire operazioni complesse, sincronizzando le attività della componente terrestre, con quelle navale e aerea” . Cosa che peraltro che era già stata prevista dai piani della NATO (liberamente consultabili qui) decisi dai ministri della difesa della NATO nel febbraio 2015:

NATO defence ministers decided on 5 February 2015 that the VJTF would consist of a land component of around 5,000 troops with appropriate air, maritime and SOF units available. France, Germany, Italy, Poland, Spain, Turkey and the United Kingdom agreed to assume lead roles for the VJTF on a rotational basis in the coming years. The VJTF was to be operationally capable by the time of the 2016 Warsaw Summit – and this has been achieved.

È vero quindi quello che dice il Ministro Pinotti, ovvero che la decisione non è una cosa. Andando a spulciare le cronache si apprende inoltre che già a giugno era stato schierato un contingente danese mentre a fine giugno il Canada aveva dato il via libera all’invio di un contingente di 200 uomini da aggregare alla brigata di intervento rapido VJTF (Very High Readiness Joint Task Force) creata nel 2014 che verrà stanziata in Lituania.

In Lithuania, the Danish 2nd Brigade prepare to join #NATO’s spearhead force, the VJTF.https://t.co/7egDS4Gsn2

— NATO (@NATO) June 27, 2016

E sarebbe stato proprio il Canada, ha detto la ministra Pinotti ha chiedere se l’Italia poteva contribuire alla creazione di uno dei battaglioni e a quanto pare l’Itali ha risposto affermativamente garantendo il proprio contributo con l’invio di circa 140 uomini nel 2018. Una delle particolarità del VJTF è infatti che i vari eserciti della NATO vi entrano a far parte a rotazione ogni anno e il 2018 sarà l’anno in cui toccherà all’Italia assumere il ruolo guida di uno dei battaglioni della forza di intervento in grado di intervenire in qualunque scenario in meno di cinque giorni. Va sottolineato che unità di combattimento in grado di essere mobilitate in tempi rapidissimi sono presenti già anche nelle nostre Forze Armate, quindi dal punto di vista “del mantenimento della pace” cambia poco dove siano localizzate.

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