La guerra sospesa

di Andrea Marcigliano

 

Insomma, la controffensiva Ucraina è finita. Come volevasi dimostrare. Il Segretario del Comitato per la sicurezza e la difesa nazionale, Oleski Danilov ha pubblicamente annunciato un cambio di strategia. Subito confermato da fonti militari statunitensi. Che hanno detto di non avere fretta… che l’importante, in questo momento, è logorare le forze russe…

Tradotto. La controffensiva Ucraina è fallita, praticamente prima di iniziare. Kiev ha mandato al massacro migliaia di uomini, sacrificando i suoi reparti migliori. Ed ora sta raschiando il fondo della botte, arruolando a forza di tutto un po’… Anche magiari e rumeni, minoranze che non hanno alcuna voglia di andare a morte certa per Zelenski e i deliri nazionalisti di una cricca al governo.

Un mutamento radicale della situazione bellica potrebbe avvenire solo in un caso. Il diretto intervento delle forze NATO. Che qualcuno vorrebbe tirare fuori dal cilindro nell’imminente vertice di Vilnius..

Opzione caldeggiata da Polonia e Lituania. Con, purtroppo, l’incredibile appoggio dell’Italia. I cui governanti, evidentemente, non si rendono conto che, nel caso, dovrebbero mandare anche truppe sul fronte del Donbass. Con quali ripercussioni interne non è difficile immaginare.

Ma i soci di maggioranza della UE, Francia e Germania, sembrano tutt’altro che entusiasti della prospettiva. Nonostante il, fanatico, bellicismo della verde “Ministra” degli esteri, Scholz continua nella strategia dell’opossum. Si dà periodicamente per malato. Si finge morto. Non compare, non parla.

Non ha il peso politico, né gli attributi, per dire di no alle richieste di Washington. Ma sa che il malessere interno va crescendo. E con il paese in recessione – in buona parte causata dal conflitto con Mosca – teme una situazione peggiore di quella francese. I tedeschi sono lenti a reagire… ma quando esplodono sono dolori.

Quanto a Macron… beh, ha già ben altri problemi in casa.

Gli aiuti occidentali, sontuosi e dispendiosi, si sono rivelati insufficienti. Gli invincibili Leopard, i Challenger britannici, i Bradley si sino rivelati non solo estremamente vulnerabili, ma anche scarsamente adatti al terreno dello scontro. Ora Kiev spera in alcuni vecchi modelli dei Merkavah istraeliani. Ma Gerusalemme nicchia. Non vuole rompere con Mosca. E poi che garanzie ci sono della loro efficacia?

Come non potrebbe cambiare la situazione sul campo l’arrivo dei, promessi, F16. Solo un palliativo. Il dominio dei cieli resterebbe russo. E senza il controllo dello spazio aereo…

Il nodo, tuttavia, resta politico. Kev, dal punto di vista strettamente militare, ha già perso. Se davvero Zelenski ed i suoi pensano ad un’ulteriore offensiva nella seconda metà di luglio, questa sarebbe solo accanimento terapeutico. O volontà di eutanasia per un intero popolo.

Intanto la Wagner – quella che solo una settimana fa veniva guardata come la Nemesi di Putin – sembra pronta ad attaccare Kiev dalla Bielorussia. Ovvero 100 chilometri scarsi di distanza. La mascherata, in questo caso, avrebbe ben funzionato.

Resta, però, il vertice di Vilnius. Che potrebbe autorizzare polacchi e Lituani a mandare truppe – non sotto falsa bandiera, come stanno già facendo da tempo – a combattere in Ucraina. Questo implicherebbe il diretto coinvolgimento di tutti i paesi della Alleanza. Una dichiarazione ufficiale di guerra. E bisogna vedere come reagirà, nel caso, il Cremlino.

Dove ad una linea misurata – operazione speciale, limiti al conflitto – che sino ad ora ha prevalso, si sta sempre più contrapponendo quella di chi, persa per persa, vuole lo scontro frontale. Rifiutando il logoramento cui la Russia sta venendo sottoposta da Washington e alleati.

Sino ad oggi, Putin ha sposato l’opzione moderata. Ma, appunto, solo sino ad oggi.

Il domani resta nebuloso. E molto pericoloso.

Per questo sarebbe, forse, il caso che i politici italiani cominciassero ad osservare la realtà con, preoccupata, attenzione. E a non fare le cheerleader delle velleità più belliciste della NATO. Da un maggiore senso di misura, avrebbero ( e avremmo) tutto fa guadagnare…

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