La “generazione che non vuole essere francese” può fare i bagagli e andare altrove

di Augusto Grandi

 

“La generazione che non vuole essere francese”. Così il buonismo del Corriere ha descritto la racaille che ha devastato l’Esagono negli ultimi giorni. E non solo negli ultimi. Una descrizione falsa, ovviamente.  Perché le scritte comparse sui muri, “À bas la France”, non sono espressione di una generazione, ma di un mondo giovanile che non è etnicamente francese. Il Corriere, nella sua cecità immigrazionista comune alla stragrande maggioranza dei chierici della disinformazione italiana, riesce a non vedere che, in Francia, esistono persino dei giovani francesi. Che si sentono francesi. E che, eventualmente, non vogliono essere macroniani, bobo, esponenti della gauche quinoa o caviar.

Vogliono, semplicemente, essere francesi eredi di una cultura francese. Occitana, alpina, bretone, normanna. Oppure corsa, e quindi praticamente italiana. Ma, in ogni caso, completamente diversa da quella melma confusa che viene offerta dal potere in nome del consumismo in stile yankee.

Non è un caso se la racaille delle banlieues ha attaccato principalmente negozi, botteghe, supermercati. Per un saccheggio identico a quello mostrato dalle TV in occasione di ogni scontro razziale negli Stati Uniti. Perché l’unica ideologia della teppaglia è il consumismo. Non si sentono francesi non perché l’Islam sia discriminato o perché siano discriminati per il colore della pelle. Ma, molto più squallidamente, perché i teppisti nullafacenti si sentono esclusi dal banchetto consumistico.

Non vogliono il diritto a pregare a modo loro – anche perché ce l’hanno già – ma solo il diritto all’eleganza (in stile Soumahoro) ed alla ricchezza senza bisogno di meritarsela. Le scarpe di marca, lo smartphone ultimo modello, il giubbotto firmato li conquistano con il saccheggio, non con lo studio e il lavoro.

Ma la risposta alla “generazione che non vuole essere francese” sarebbe anche facile, se esistessero coraggio e volontà: l’Esagono è Francia (Bretagna, Occitania, Arpitania, etc etc) e chi non vuole essere francese può prendere le sue cose ed andarsene. Nessuno dovrebbe trattenere una generazione che rifiuta il Paese dove è nata o è arrivata. Ma non si capisce perché i francesi che si sentono tali dovrebbero trasformare la propria terra in un avamposto europeo dell’Africa.

 
5,0 / 5
Grazie per aver votato!