Il boom economico non era stato creato da aziende con “il braccino corto”. La crisi colpisce i taccagni…..

di Ala.De.Granha.

 

Inizio Anni 60. Una gita scolastica con una sessantina di bambini (due sole classi, gli scolari erano numerosi ed imparavano ugualmente) va in visita alla Zucchi. Si usava far conoscere i protagonisti del boom industriale anche ai più piccoli. Che escono dalla fabbrica ciascuno con un sacchetto contenente un asciugamano grande ed uno piccolo. Da portare a casa. Perché la promozione aziendale passava anche attraverso questi piccoli gesti che restavano impressi. E le aziende crescevano e si arricchivano.

Ora diventerebbe impossibile l’intera situazione. Classi molto più piccole (dove si impara molto meno), intoppi burocratici di ogni tipo per portare bambini in fabbrica, famiglie terrorizzate all’idea dei figli vicini ai macchinari. E poi, nella migliore delle ipotesi, un buono sconto in omaggio per eventuali acquisti da oltre 100 euro. Naturalmente il boom economico è un sogno dimenticato mentre la produzione industriale crolla.

Hai visto mai che avere il “braccino corto” non garantisca risultati eccellenti? Che essere taccagni non favorisca la fidelizzazione della clientela?

Nel corso dei decenni si è perso il rapporto con la realtà per affidare l’intermediazione alle agenzie di comunicazione. Che non devono far conoscere il prodotto bensì far nascere nuovi bisogni, da soddisfare attraverso gli acquisti. Il nuovo smartphone diventa obsoleto prima ancora di uscire dal negozio. E la fidelizzazione è stata sostituita dal monopolio del prodotto che rende del tutto inutile la concorrenza.

L’emblema del cambiamento di approccio è il mondo dell’auto. Modelli sempre più simili, praticamente identici. A volte le vetture sono prodotte, identiche, nel medesimo stabilimento per poi essere commercializzate con marchi diversi ed a prezzi differenti. Peccato che siano comunque troppi alti per un numero crescente di consumatori. E non c’è più alcuna ragione per fare il tifo per un marchio o per l’altro.

Quando la Zucchi regalava gli asciugamani ai bambini, acquistare un’auto straniera era una sorta di tradimento della patria. Ora c’è più prodotto italiano in una vettura tedesca di quanto ce ne sia in un’auto spacciata per italiana benché la proprietà sia francese e la produzione sia fatta in giro per l’Europa o il Nordafrica. Però il gruppo francese non regala auto ai bambini affinché, giocando, imparino ad amare un marchio. Bastano gli spot. O forse no..

 

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