I Brics si rafforzano, i Tg atlantisti non se ne accorgono

di Enrico Toselli

 

I TG italiani erano troppo impegnati ad occuparsi del parlamentare di Fdi che si presenta al cenone di capodanno con la pistola (regolarmente detenuta, ma perché portarla ad una festa tra amici di partito?), per accorgersi che, con l’inizio dell’anno, i Brics sono aumentati di numero. A Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica si sono aggiunti Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti ed Iran. Indubbiamente cresce, come ci raccontano gli atlantisti, l’isolamento di Putin.

Manca l’Argentina, e questo fa felici gli atlantisti, perché il neopresidente Milei ha preferito staccarsi dai Paesi Cattivi per avvicinarsi agli Usa. E, per ringraziarlo, un tribunale statunitense gli ha subito ingiunto di tirar fuori una montagna di miliardi di dollari per accontentare i creditori yankee: 16 miliardi di dollari da depositare entro la prossima settimana. È bello essere amici di Washington.

Quanto ai Brics, è evidente che gli interessi dei singoli Paesi non sempre collimano. Però tutti concordano sull’esigenza di creare un mondo multipolare che non dipenda più dalle flatulenze di un rimbambito alla Casa Bianca, dagli umori di Wall Street, dagli interessi delle multinazionali del cibo, della tecnologia, dell’intelligenza artificiale.

Se l’Europa ha voluto trasformarsi nell’appendice sfigata degli Usa, se politici e burocrati europei si contendono la palma di miglior maggiordomo di RimbanBiden, il resto del mondo ha scelto di rifiutare il colonialismo occidentale solo trasformato superficialmente.

Il problema, non di poco conto, è di mettere d’accordo interessi ed ambizioni contrastanti. Paradossalmente le tensioni di confine tra Cina ed India sono l’ostacolo più facile da superare. Molto più difficile individuare chi sarà l’elemento di riferimento per il Sud globale. Pechino o Nuova Delhi? Con quale modello di sviluppo e di relazioni?

La competizione è forte anche tra Emirati ed Arabia e se non si supera il virus nazionalista diventerà ancora più complicato far convivere all’interno dei Brics tutti i Paesi che vogliono aderire. Basti pensare ai dissidi tra Turchia ed Arabia, ai non sempre facili rapporti tra Cina e Indonesia.

Per tutti è arrivato il momento della scelta: credere nella possibilità di un mondo multipolare dove il Sud globale collabora al proprio interno per evitare di continuare a dipendere da Washington, oppure continuare a litigare per un giacimento di gas, per il controllo della Libia, per il dominio dei mari asiatici e per lo sfruttamento delle risorse latinoamericane?

Perlomeno il Sud globale può scegliere. I maggiordomi europei no.

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