Domenica delle Palme, significato e perché si chiama così. La storia dell’ulivo come simbolo

dalla Redazione

 

Il 24 marzo 2024 sarà la Domenica delle Palme, ovvero quella che precede la Santa Pasqua, quest’anno il 31 marzo prossimo. Scopriamo insieme la storia, perché si chiama così e le origini di questa giornata dal profondo senso religioso.

La storia, le origini e il significato della Domenica delle Palme

Nella Domenica delle Palme si celebra e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Alla notizia del suo arrivo, i presenti si sentivano entusiasti e iniziavano a stendere mantelli sul terreno – in attesa del suo ingresso – sventolando e agitando i rami tagliati degli alberi. La celebrazione più possibile intensa in occasione del suo passaggio. Questa giornata è seguita non solo dai cattolici ma anche dagli ortodossi e da alcune Chiese protestanti. Prima che avvenisse la riforma liturgica, la domenica precedente a quella delle Palme era indicata a soprannominata come “domenica della passione”. Per questo motivo, quella precedente alla Pasqua era denominata comunemente “seconda domenica della passione”.

Ma perché “Domenica della Palme?” Per dare una spiegazione a questo nome, bisogna rifarsi al Vangelo quando Gesù Cristo, come già accennato, arrivò a Gerusalemme a su un asino. I presenti, sventolavano rami di palma, tagliati dalle piante poco distanti, per omaggiare il più possibile il suo ingresso nella città. E quando Gesù transitava, intonavano un passaggio ben preciso, un canto adatto al suo procedere: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli”.

Gesù, secondo quanto riportato, entra a Gerusalemme esattamente pochi giorni prima della sua resurrezione dalla morte per crocifissione. Nel passaggio del Vangelo Secondo Giovanni, leggiamo proprio questo scenario: “Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13 prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!”.

Con l’arrivo della Domenica delle Palme ha ufficialmente inizio la Settimana Santa. Non si conclude, tuttavia, la Quaresima, che invece continua fino alla celebrazione dell’ora nona del Giovedì Santo. Con la celebrazione della Messa nella Cena del Signore prende inizio il Sacro Triduo Pasquale.

La celebrazione della Domenica delle Palme

La celebrazione della Domenica delle Palme nasce a Gerusalemme nel IV secolo. In quell’occasione, si voleva omaggiare l’ingresso trionfare di Gesù a Gerusalemme, ben conscio che sarebbe andato incontro alla morte ma fiero del suo ingresso nella città, accolto dalla folla felice e gioiosa. Proprio la riproduzione di quel passaggio importante nella storia religiosa della figura di Gesù, iniziò a prendere piede, anno dopo anno, a consolidare sempre più questo momento cruciale. Ai tempi, a fare il suo ingresso a Gerusalemme, era il Vescovo, sempre sul dorso dell’asino, a simboleggiare al massimo la raffigurazione di Gesù.

Col passare del tempo, queste usanze presero piede anche in altri Paesi, dalla Spagna fino in Gallia. Ai giorni d’oggi, dopo la riforma liturgica, la Domenica delle Palme mantiene il duplice carattere legato, da un lato, alla lettura della Passione del Signore, mentre, invece, dall’altro, quello legato alla commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

L’ulivo e la palma, simboli antichi ma sempre attuali

Perché oggi si usa l’ulivo per simboleggiare il periodo legato a Pasqua e alla domenica delle Palme? La risposta è per una mera questione logistica e naturale. Essendo molto improbabile e difficile riuscire ad avere foglie di palme nel nostro Paese, in Italia – e non solo – ha preso piede e forma l’utilizzo dell’ulivo. Inoltre, un’antica antifona gregoriana, inoltre, cita: “Pueri Hebraeorum portantes ramos olivarum obviaverunt Domino”. In italiano, la traduzione riporta che bambini degli ebrei andarono incontro al Signore portando rami d’ulivo.

 
 

Del resto, anche l’ulivo è sempre stato considerato una pianta sacra nell’antichità. Basti pensare al racconto presente nella Bibbia che vede come protagonista Noè. La colomba gli riporta proprio un rametto d’ulivo per annunciargli che il Diluvio era terminato. Quindi racchiude perfettamente in sé i simboli più profondi della pace e della rinascita assoluta. Infine, non possiamo non ricordare proprio l’ultima notte che Gesù passò con i suoi discepoli nel Getsemani, l’orto che si trovava ai piedi del Monte degli Ulivi. Dove possibile la palma e, in caso contrario l’ulivo, vengono benedetti proprio in occasione della Santa Pasqua. A quel punto è uso, costume e tradizione portare i rami in casa e posizionarli proprio in un luogo ben visibile, sotto gli occhi di tutti. Durante la giornata della Domenica delle Palme, quando ci si recava a Messa, era abitudine che venisse letto il passio. Si trattava del racconto della Passione di Cristo desunto dai Vangeli di Marco, Luca o Matteo, a seconda dell’anno liturgico. Questa specifica lettura viene eseguita da tre persone differenti, che rappresentano Gesù, il cronista e il popolo. Prima di arrivare in chiesa i fedeli si radunano nella piazza o nel sagrato, dove il sacerdote benedice e distribuisce ai presenti e ai fedeli i rami di ulivo. In certe occasione si affiancava anche una processione. Proprio questi rami d’ulivo possono avere anche utilizzi successivi e diversi. Una delle usanze più gettonate è quella di benedire la tavola per il pranzo, proprio attraverso il rametto d’ulivo benedetto. Una volta terminato il periodo pasquale, però, è molto importante non gettare via i ramoscelli d’ulivo, nemmeno se si seccano col passare del tempo. Infatti sono considerati sacramentali. Per questo motivi sono considerati protetti dal diritto canonico, sacri. Ci sono diverse possibilità una volta che sono diventati secchi. I rami d’ulivo possono essere bruciati, seppelliti o possono anche essere riportati in Chiesa. In quest’ultimo caso, verranno bruciati per ottenere successivamente le ceneri per il Mercoledì delle ceneri. La palma, invece, era al centro di una grande considerazione da parte delle più antiche civiltà, a partire dagli egizi fino ai romani. Fin da quei tempi era considerata simbolo di immortalità e rinascita. Proprio per la sua ampiezza e altezza, veniva indicata come un elemento di collegamento tra la terra e il cielo. Inoltre generava numerosi frutti e veniva spesso usata come modello per le colonne dei tempi. Ulivo e Palma, due elementi imprescindibili del periodo della festività pasquale.

 

 

 
 
 
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