Ci può credere il Papa che se non a Dio  a qualcosa dovrà pur credere  ma è’ davvero difficile tenere in piedi la menzogna  della Co2, tirata in ballo dal Club di Roma una sessantina e passa di anni fa come mera ipotesi, mai peraltro dimostrata, mentre in realtà è dimostrata la sua influenza trascurabile sulle temperature terrestri. Dunque non si tratta di una questione scientifica, ma di fede e di mala fede, a seconda di come la si vuole vedere. La preoccupazione per la concentrazione di meno di 500 ppm di anidride carbonica  – ad insaputa del Papa che è ormai lo zio Tom di Washington –  è totalmente risibile perché  molto al di sotto del livello ottimale per la crescita delle piante, che, come ormai sa la maggior parte degli operatori delle serre, è di circa 2000 ppm. E non a caso prima dell’ultima glaciazione era di 2500 parti per milione. Scoprire che in realtà stiamo facendo  la guerra a un gas essenziale per la vita che già scarseggia è davvero uno spettacolo deprimente e ci si può chiedere quando riusciremo a scendere dagli alberi e ad evolverci in una specie intelligente, visto che finora siamo soltanto un abbozzo, un preambolo.

Ad ogni modo questa teoria della Co2 e della catastrofe climatica non era altro che una postilla, una sorta di grimaldello per far passare l’idea  che occorresse fermare la crescita demografica. Le élite occidentali, ma soprattutto quelle anglosassoni cominciavano a temere che se se le popolazioni dell’Asia, dell’America Latina e anche dell’Africa, avesse raggiunto un livello di consumo  paragonabile a quello del Nord America, le risorse non sarebbero bastate, almeno ai livelli di tecnologia di allora. In realtà ciò che veramente si temeva è che il dominio dell’anglosfera venisse conteso e non si potesse più contare sulle risorse di rapina. Oggi le cose non sono cambiate e dunque si tenta  di impoverire tutti agitando questo vessillo assurdo del clima e della sovrappolazione: è la strada per mantenere il potere attraverso una continua successione di choc. Ma così all’antica bugia se ne aggiunge una nuova: infatti non c’è nessuna sovrappopolazione oggi  e men che meno ce ne sarà in futuro , perché man mano che un po’ di benessere si afferma e le aree urbane crescono ecco che la popolazione comincia a diminuire e anche velocemente.

La supposizione di base ipotizza come se fossimo ancora negli anni Sessanta  che la popolazione mondiale continui a crescere rapidamente fino al 2050, ma non è affatto così: in molti paesi del mondo come per esempio Russia e Cina è stagnante, in molti altri paesi, tra cui il Giappone,  Corea del Sud, tutta l’Europa occidentale e la popolazione bianca del Nordamerica, il tasso di natalità è inferiore al tasso di sostituzione di 2,1 nati vivi per donna e nel 2050 molte di questi stati vedranno un drammatico calo demografico con cadute anche della metà. Infine anche nelle aree dove la popolazione è aumentata di molto negli ultimi 40 anni, la regione indiana e l’Africa,  si nota un rallentamento importante della nascite, Mettiamoci poi gli effetti di virus e vaccinazioni killer di cui non conosciamo del tutto gli effetti, ma che comunque stanno diminuendo l’età media, la sempre più evidente fragilità dei legami familiari, la cultura dell’edonismo  e altri fattori la decrescita demografica sarà molto rapida. Mi dispiace per Bill Gates che con i suoi vaccini voleva contribuire a diminuire la popolazione: bastava semplicemente favorire la distribuire più delle risorse  per ottenere un risultato molto migliore: la verità caro Bill è che se non esistessero  mega miliardari stupidi, ignoranti e insolenti come te non avremmo bisogno dei tuoi vaccini, nelle tue prediche su qualsiasi argomento che non conosci e non capisci.

Insomma è chiaro che dietro le fesserie climatiche c’è solo la volontà di creare un mondo invivibile e dunque una diminuzione della popolazione o una riduzione di consumi che garantisca al 10 per cento  di poter fare ciò che vuole. Ma paradossalmente il mondo povero e vuoto che annunciano sarà proprio quello che spingerà di nuovo in alto la demografia: c’è sempre un contrappasso.