Angeli

di Andrea Marcigliano

 

“Papà, ma tu agli angeli ci credi?”

Decisamente una domanda importante. Anche perché mi ha chiamato “papà” e non papy, papone, o peggio, “anziano”. Lo fa di rado. Solo se un qualche pensiero lo assilla.

 

“Insomma, mi guarda corrucciato – quando ero piccolo mi parlavi sempre dell’Angelo custode, prima di dormire. Che mi voleva tanto bene… e mi proteggeva, nella notte, coprendomi con le sue ali…” una pausa. Poi

“Ecco, mi viene da pensare che tu lo facessi per farmi dormire tranquillo. Senza incubi. Ma che questo angelo, gli angeli, siano solo una favola… una specie di bugia… come quella su Babbo Natale…”

 

Beh il discorso su Babbo Natale sarebbe troppo lungo. Sarà per un’altra volta. E, comunque, sì, è una favola… ma non una bugia. Una favola vera…

Gli angeli, poi, non sono neppure favole. Non sono protagonisti di racconti, narrazioni, leggende. E anche nella Bibbia, o nel Vangelo, vengono citati ben di rado. E sempre in modo allusivo. Come se venissero visti sempre attraverso una serie di filtri, travestimenti. Perché vederli così come sono sembra incutere timore. Peggio ancora, terrorizza.

 

Certo, i grandi maestri della pittura italiana hanno sempre dipinto gli Angeli come belli. Di bellezza ineffabile. E con qualcosa di… indiscutibilmente femmineo.

Lo so bene che, comunemente, si racconta che gli angeli sono asessuati. Ma questo non fa che aumentarne fascino e mistero. Il mistero dell’androginia spirituale, che neppure i dotti sofisti di Costantinopoli sono mai riusciti a spiegare.

 

E, poi, questi tratti di ineffabile bellezza femminile. Che, molto tempo dopo, Waterhouse riprende nelle sue Donne dai capelli oro o ramati. Donne angelicate, certo. Eppure….

Forse tutto deriva dalla Persia. Da Zarathustra. Dalle Fravati, messaggere e spose eterne, all’origine anche delle Urì islamiche.

 

Tutto molto, troppo complicato. Mi vengono in mente anche le Valkirie, le messaggere di Odhin nell’ Edda norrena.

E gli Angeli sono, appunto, i Messaggeri…

Però ho davanti mio figlio. Con la sua domanda.

“Papà, ma tu agli Angeli ci credi?”

Ed è questo veramente difficile. Diceva Eliade “Ho studiato troppo le religioni degli altri, per poterne avere una mia…”

Io non sono certo Eliade, ma….

 

Ci credo?

Ripenso a quello che mi ha appena detto. All’immagine dell’angelo che lo copriva con le ali, per proteggerlo nel sonno. Un’immagine… materna. Di straordinaria intensità, proprio perché semplice. Priva di elucubrazioni intellettuali. Di bizantinismi.

E guardo il volto corrucciato dell’adolescente che ho davanti. Il primo accenno di peluria sul labbro superiore.

Che rispondergli? Forse, quel senso di protezione, ben di rado, o mai, provato nella sua vita, quel calore, quelle ali… fiabe, non è più un bambino. Deve imparare a ragionare… crescere.

Sì, ci credo – rispondo – gli angeli esistono. E il tuo angelo custode continuerà sempre a proteggerti. E a volerti bene.

 

Gli arruffo i capelli disordinati. Una specie di, brusca, carezza.

 

Mi guarda. Abbozza un mezzo sorriso. E se ne va.

Mi sembra contento.

/ 5
Grazie per aver votato!