C’era una volta l’ ENI

Nel 1953 Enrico Mattei intendeva realizzare un obiettivo fondamentale: garantire all’ Italia un’impresa energetica nazionale, in continuità con la linea politica dello stato imprenditore.

Nasce così l’ ENI allo scopo di assicurare energia quanto serve ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali.

Mattei morì nel 1962, in un incidente aereo dalle circostanze non ancora chiarite a livello istituzionale. Dal 1953 al 2022 è passato oltre mezzo secolo, ma l’ ENI continua ancora oggi ad avere un ruolo centrale nello sviluppo economico del Paese.

L’ Italia nel corso di questo arco temporale è passata da un assetto istituzionale in cui lo Stato aveva un ruolo da protagonista nell’economia; ad un sistema neoliberista che trova ragione d’essere nelle privatizzazioni.

Il 1992 è uno spartiacque importante per quanto riguarda le privatizzazioni delle aziende di stato, che più ad una vendita a privati dell’impresa pubblica sembrò un vero e propio saccheggio selvaggio della Res Publica.

Nonostante tutto l’ ENI è tra le poche imprese pubbliche a sopravvivere. Secondo fonti ufficiali ENI, l’ azienda è quotata presso la Borsa di Milano. Le azioni appartengono 30% azionista pubblico ed un 50% investitori istituzionali. 

A partire da Gennaio 2022, a livello mediatico di massa iniziò a soffiare il vento della propaganda riguardante la Guerra in Ucraina, tra Russia e blocco Atlantico. A questo segue la propaganda del terribile zar che vuole lasciare l’ Europa senza gas. Infine sempre per colpa dello zar, l’ Europa ha smesso di avere forniture di gas dalla Russia perciò è inevitabile un aumento dei costi energetici.

In questo momento delicato per l’ Italia, tutto il mondo produttivo e le famiglie sono in ginocchio, non si riesce più ad affrontare la spesa riguardante le bollette ed i carburanti.

Intanto l’ ENI continua ad approvvigionarsi di gas come ha sempre fatto.

Mentre la massa è in crisi profonda, l’ ENI registra nell’ultimo semestre un +700% sul fatturato, aggiungendo oltre 7 miliardi di euro nel profitto.

Questo dato è sconcertante, poiché ogni persona dotata di buon senso potrebbe avere dei dubbi provenienti da domande che sorgono spontanee.

In primis, se la Repubblica Italiana detiene quote ENI, come verranno investiti gli utili ricavati a sacrificio della stessa cittadinanza?

In secondo Quanto può essere sostenibile un  sistema in cui si lucra sui bisogni primari della comunità, nella fattispecie un sistema che crea profitti sull’energia, nonché propulsore macroeconomico?

Siamo sicuri che per quanto stia accadendo, non sia altro che un perverso meccanismo per generare profitti ingiustificati a discapito del sacrificio della massa costretta a leggere ed ascoltare quotidianamente degli aumenti delle bollette.

Ai posteri ardua sentenza, intanto pare evidente che c’era una volta l’ ENI, l’ ente che avrebbe dovuto dare lustro all’ Italia con un piano energetico favorendo famiglie e piccole imprese, oggi ne rimane un covo di lupi affamati di profitto.

 

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Pubblicato da Giuseppe Aiello

Ho studiato Storia presso l' Università degli Studi di Milano. Sono editore www.caputnovi.com, sito di divulgazione storica. Opero nel settore finanziario e commerciale.