La sinistra e il suffragio universale “ristretto”

Un’infatuazione che parte da lontano (parallelismi con il Sudafrica bianco)

Con il ritorno dei populismi e il successo dei neo-populismi si è riaffacciato nel dibattito pubblico anche il concetto di epistocrazia, cioè la democrazia di coloro che possiedono la conoscenza. Rintracciabile già nella Grecia classica, ripreso nel XIX secolo da John Stuart Mill e oggi da politologi come Jason Brennan, trova molti sostenitori anche a sinistra, secondo i quali il suffragio universale andrebbe rivisto e corretto, limitandolo a chi dimostri un’adeguata preparazione culturale di base.

Un paradosso solo apparente, se si considera che tra gli anni ’90 dell’800 e gli anni ’10 del ‘900 proprio i socialisti e le sinistre (quantomeno un loro segmento importante e figure del calibro di Turati) si espressero a favore di una temporanea esclusione dalle urne dei ceti più poveri e meno istruiti. Questo soprattutto a causa dei problemi che le masse rurali del centro-sud causavano al movimento operaio del Nord, non rispettando la disciplina sindacale, accettando retribuzioni basse, sottraendosi alle proteste o reagendo in modi considerati sbagliati dalle élites. Non avendo insomma, una “coscienza di classe” matura, perché privi dei mezzi necessari per poterla sviluppare.

Un approccio, in linea tra l’altro con la strategia di lotta marxista-leninista, che trovò una sponda nelle teorie scientifiche di antropologi e accademici socialisti quali Cesare Lombroso (1), Giuseppe Sergi ed Enrico Ferri e condiviso, ad esempio, dalle sinistre del Sudafrica bianco.

Qui, liberali e socialisti si coalizzarono per delimitare un confine razziale tra le comunità dello Stato, facendo tabula rasa della più democratica costituzione del 1853 ed estromettendo progressivamente i non-bianchi dalla vita politica.
Come spiega Ronza:
«Nel dibattito costituzionale che precede la fondazione dell’Unione (1902-1909), le stesse teorie antropologiche che avevano attirato l’attenzione degli antropologi italiani sono chiamate in causa […] dalla scrittrice e attivista sudafricana Olive Schreiner, che si appella a una presunta superiorità razziale dei gruppi bantu sudafricani rispetto alle popolazioni negroidi di altre parti dell’Africa derivante dal contatto con le razze “semitiche”; ma più spesso sono utilizzati per giustificare la loro esclusione dalle urne».
L’ascesa, nei primi del ‘900, del proletariato delle zone più arretrate (dovuto anche allo sviluppo dell’industrializzazione), farà tornare con prepotenza la questione dei suoi diritti, sociali e politici.
.
di Davide Simone
.
NOTE:
1) Contrariamente ad una certa vulgata, Cesare Lombroso non fu un razzista antimeridionale. A tal proposito è illuminante il saggio “Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso” dell’antropologa Maria Teresa Milicia (docente di antropologia culturale presso il Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova)
/ 5
Grazie per aver votato!