Il Parlamento europeo vuole che le future politiche di rimpatrio per gli immigrati tutelino i diritti fondamentali e diano priorità ai rimpatri volontari. Dai un’occhiata a fatti e cifre.
Priorità per i rimpatri volontari
Le norme sui rimpatri privilegiano i rimpatri volontari, ovvero quelli in cui le persone hanno la possibilità di lasciare l’UE di propria iniziativa, rispetto a quelli forzati. Secondo i dati di Frontex, nel 2020 solo il 59% dei rimpatri è stato volontario.
Tuttavia, alcuni paesi UE rifiutano regolarmente i termini per la partenza volontaria, talvolta abbreviandoli, come per esempio nel caso in cui il migrante si trovi in stato di detenzione o sussista fondato motivo di ritenere che il rimpatriando possa darsi alla fuga.
Il Parlamento ha chiesto agli Stati membri di investire nei programmi di assistenza ai rimpatri volontari che, nel 2020, hanno rappresentato il 27,5% del totale. La priorità ai rimpatri volontari, è giustificata dalla loro maggiore sostenibilità e semplicità di organizzazione, anche in termini di cooperazione con i paesi di destinazione. Tra le principali questioni pratiche che ostacolano le procedure di rimpatrio, vi sono l’identificazione dei migranti e l’ottenimento dei documenti necessari dalle autorità dei paesi non UE.
Il Parlamento europeo ha inoltre affermato che i minori non accompagnati non dovrebbero essere rimpatriati, a meno che non venga dimostrato che viene fatto nel loro interesse.
La tutela dei diritti fondamentali
Il Parlamento ha sottolineato l’importanza della tutela dei diritti fondamentali e del rispetto delle garanzie procedurali nell’applicazione della legislazione UE sui rimpatri. Ha anche chiesto ai paesi UE di concedere tempo sufficiente per fare ricorso contro una decisione di rimpatrio e di fornire gratuitamente assistenza legale e d’interpretariato su richiesta degli interessati.
In una relazione votata a maggio 2021, il Parlamento ha criticato la pratica degli accordi informali fra l’UE e alcuni Stati membri, creatasi nel corso degli anni anche per i riferimenti minimi ai diritti fondamentali. La relatrice Tineke Strik ha esortato la Commissione alla firma di accordi formali di riammissione con i paesi terzi e ha chiesto un maggior controllo democratico, un miglior monitoraggio e una maggiore trasparenza sull’uso dei fondi dell’UE per finanziare la cooperazione in materia di migrazione. La relatrice ha evidenziato inoltre, la necessità di garantire l’accesso alla giustizia per migranti e rifugiati i cui diritti siano stati violati.
Il contesto
La relazione sull’attuazione della direttiva rimpatri, è una risposta alla proposta della Commissione per una revisione della politica di rimpatrio UE del 2018, che si propone di creare una politica europea di rimpatrio, più efficace e che costituisca un cardini del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo.
In un’altra risoluzione sul diritto di asilo approvata nel dicembre 2020, gli europarlamentari hanno chiesto più solidarietà tra Stati membri e più risorse finanziarie per i paesi in prima linea, soprattutto nel caso di un elevato numero di richiedenti asilo.