Putin vince e dà un avvertimento all’Europa

di Alberto Capece Minutolo

 

Come ci si poteva aspettare in tempo di guerra, Putin ha stravinto le elezioni russe che hanno visto un’affluenza alle urne del 74 per cento che è un record storico per la Russia moderna: i tentativi ucraini di colpire il territorio russo durante i tre giorni elettorali si sono risolti in un disastro militare, e hanno probabilmente aggiunto qualche percentuale in più al bottino di Putin. Oh, certo il povero Navalny, che in passato era riuscito a strappare uno scarso 0,5 per cento in elezioni parziali, è morto quindi gli è sfuggita la grande vittoria: questa oscena cazzata costituisce l’analisi occidentale del voto russo, perché nemmeno si fa lo sforzo di mettersi a riflettere, operazione che potrebbe rivelarsi pericolosa per l’assurda sicumera di cui fanno sfoggio media e milieu politico. Ma tanto a Mosca e ai russi e anche al sud del mondo in generale di ciò che possano dire America o Europa – pensare è un termine troppo impegnativo visto che l’epiglottide degli informatori è direttamente collegata con la voce del padrone – non gliene importa proprio nulla: non solo perché la “democrazia” occidentale è diventata uno scherzo di cattivo gusto, ma anche perché ormai l’occidente ha voluto tagliare tutti i ponti ed è ormai una zolla umana alla deriva. È inutile tentare di parlare a sordi ormai così disperati per la loro epocale sconfitta che non sanno davvero più che fare.

E questo è ancora più evidente in Europa dove ancora non si comprende che gli Usa non hanno altra via, per tentare di uscire dalla trappola che hanno così stupidamente confezionato, che sacrificare i Paesi del continente. Magari, dopo averne minato l’economia, potrebbero affamarlo nella speranza che i cittadini si convincano ad indossare la mimetica e andare a fare la guerra ai russi. Anche questa ovviamente è un’illusione, ma il fatto che venga coltivata dimostra il livello di stupidità che si è raggiunto. D’altronde anche se la gente non si ribellasse alla guerra e si facesse supinamente trasportare al fronte e se per un miracolo il conflitto non diventasse nucleare, lo stato comatoso in cui versano gli eserciti europei non potrebbe che portare a un nuovo e più grave disastro. L’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia simula un aumento di potenza, ma in realtà nasconde un’estrema debolezza: i due Paesi messi assieme potrebbero fornire 48 mila uomini senza peraltro poter garantire la produzione bellica necessaria alle operazioni militari mentre la Gran Bretagna potrebbe raggranellare in totale 75 mila uomini tra esercito, marina ed aviazione e anche in questo caso non verrebbe garantita la fornitura dei mezzi bellici necessari. Italia e Spagna sono praticamente inesistenti dal punto di vista militare, mentre Francia e Germania, nel caso si mettessero d’accordo riuscirebbero ad armare 60 – 70 mila soldati anche qui senza poter garantire munizioni e mezzi necessari a una guerra vera e non a quelle neo coloniali cui l’Occidente si è ormai assuefatto. Tutte le grida che si alzano dall’ élite politica europea sembrano aggressive, ma in realtà esprimono solo paura.

La Russia proprio ieri, ultimo giorno delle elezioni, ha fatto capire di che gioco si tratta: un missile Iskander ha colpito con implacabile precisione un sito di Odessa pieno di francesi, polacchi e georgiani . Il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps ha annullato una visita programmata nella città in seguito a questo attacco, probabilmente perché ha compreso che è meglio restare a casa piuttosto che rischiare di diventare carne da cannone. Insomma il tempo degli scherzi è finito, così come è finita l’Europa e assieme ad essa la Nato che con la sconfitta in Ucraina è destinata a dissolversi nella rabbia per gli errori commessi, nell’impotenza dovuta alla troppa arroganza e nella vergogna per la sua stessa sanguinosa esistenza.

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