Maradona: Claudia, la moglie amata. Con lei litigava e ragionava

Amata, tradita, protagonista di liti furibonde con l’ex marito, Claudia Villafane è stata la regista delle esequie di Diego dopo aver parato, per tutta la vita, gli attacchi di cortigiani infedeli e amanti egoiste

«Questo non è uno spettacolo. È un pezzo della nostra vita che se ne va. E guai se esce una sola immagine…». Doña Claudia dixit. Abituati alle molli strette di mani, i felpati cerimonieri della Casa Rosada avevano capito subito chi fosse a decidere i funerali di Maradona. E già mercoledì sera, premurosi, avevano obbedito: vietati i cellulari, perquisizioni accurate prima della camera ardente, niente baracconate…

Poi è arrivato il guaio. Quando il corteo stava già nel buio del Jardin de Bella Vista, i generatori illuminavano gli alberi e Diego veniva calato nella terra: un telefonino è passato di mano in mano mostrando quel selfie col morto. Un orrore, postato su Facebook da tre impiegati delle pompe funebri. Dicono che Claudia abbia fatto una smorfia. Si sia voltata gelida verso il braccio destro del D10s, Massimiliano, e abbia detto soltanto: «Gliel’avevo detto. Qualcuno adesso deve pagare».

Se amare vuol dire pareggiare una partita fra due ineguali (Alan Bennett), nella partita fra Diego Armando Maradona-Claudia Villafane è toccato spesso a lei parare i colpi al dieci. E farsi giustizia dei cacciatori d’immagini, dei conoscenti pettegoli, dei cortigiani infedeli. O delle fidanzate sgradite: l’ultima, Rocio Oliva, sei anni di convivenza fino al 2018, fra lacrime di rabbia è stata allontanata dalla camera ardente. «Non le perdona — spiegano — d’avere lasciato che Diego si buttasse di nuovo nella droga e nell’alcol». A 58 anni, dopo essersi dedicata a soap opera e teatro, Claudia fa la produttrice tv, la concorrente a MasterChef e la moglie dell’attore Jorge Taiana, ma non s’è mai distratto l’occhio sui guai dell’ex marito, sulle altre pretendenti, sugli undici figli.

Tosta Villafane: andò fino in Cassazione, quando la diffamarono dicendo che se la faceva col procuratore di Diego. E a Buenos Aires si precipitò direttamente in negozio, affrontando un’incauta commessa dell’elegante Avenida Alvear che aveva spiegato alla solita stampa come la signora non avesse mai avuto un gran gusto, «ma stando in Italia s’è un po’ raffinata». Ogni tanto, era lei a far da camomilla: dal terrazzo di via Scipione Scapele, dove ancora insieme ammiravano Golfo e Vesuvio, una sera dovette trattenere Diego e il suo fucile ad aria compressa, ben puntato su quattro paparazzi.

«L’ho conosciuto a 17 anni a Villa Fiorito e ce ne ho messi più o meno altrettanti, per capire che non potevo credere a tutto». Claudia è l’unica donna che Maradona confessò d’avere mai amato, lui che teneva una catenina con la scritta «sono singolo, chi mi ha sposato è mia moglie», e solo a Napoli si vantava d’avere avuto «almeno ottomila femmine». L’unica che Diego, l’anno dopo il divorzio, provò a riconquistare in diretta tv: «Lei mi è stata madre e padre».

L’unica che lo faceva ragionare e litigare a fasi alterne: non si parlavano quasi, negli ultimi tempi, e Maradona l’aveva perfino trascinata in tribunale con Giannina per un prestito mai restituito (uno, quattro, nove milioni di euro? Non s’è mai capito) e per 458 oggetti di valore «sottratti assieme ai soldi, trasportati di nascosto in Uruguay a nome di nostra figlia». Quante volte hanno litigato? «Non lo sapevano più nemmeno loro», dice una vecchia amica del quartiere Palermo: «Ma non si stupisce nessuno che alla fine sia stata ancora lei, a gestire tutto».

Gli anni han portato saggezza e Claudia ha preteso che il funerale non precipitasse nel kitsch del matrimonio. Si sposò che avevano già Dalma e Giannina, nel novembre 1989 e nelle nozze più burine del secolo. Un inviato del Corriere, Giangiacomo Foà, riuscì a farsi assumere come cameriere al pala-boxe Luna Park riadattato per l’occasione, cessi e spogliatoi compresi, e raccontò lo sfarzo: le gradinate moquettate di velluto, 260 guardie private, 10mila garofani bianchi, quattromila piante, 89 anelli d’oro e di diamanti appesi a duecento torte più alte dello sposo, quintali d’aragoste, Franco Califano e Fausto Leali a cantare fino all’alba, naturalmente le solite botte coi fotografi e tre container di piatti, vassoi, tappeti persiani, vasi Ming donati dagli amici di Napoli… Durò poco: dopo tre anni l’infedele Diego dormiva nelle camere d’hotel, e cominciò un’altra rissa sulla custodia delle figliole.

Il caos ora è calmo. Le liti si sono spostate sulla «roba». E come sempre, sui ladri d’immagine: l’hanno ripresa coi droni, l’altro giorno, e partirà un’altra denuncia.

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