Progetto per ripensare gli immobili “dissonanti”, nati in epoche di “valori controversi”
Fallito il tentativo di abbattere gli edifici di epoca fascista o di occultarne lo stile architettonico razionalista come proposto qualche anno fa dal New Yorker, ora è l’Unione europea a riprovarci in un modo più subdolo ma altrettanto pericoloso per la conservazione della memoria storica.
Il 30 novembre e 1 dicembre si terrà infatti a Cesena il «primo meeting europeo sul patrimonio dissonante» in cui verrà annunciato un nuovo progetto europeo nato con l’obiettivo di «ripensare gli edifici costruiti in periodi storici difficili, portatori di valori controversi».
Con patrimonio dissonante «si fa riferimento a un oggetto patrimoniale collegato ad eventi storici più o meno conosciuti e riconosciuti, in alcuni casi legati ad un passato comune complesso e controverso, da cui possono scaturire interpretazioni conflittuali o comunque in contrasto tra loro da parte di gruppi socio-culturali diversi (es. Architetture dei totalitarismi del 900)».
Rientra in questa definizione l’architettura razionalista, eppure gli edifici di epoca fascista sono da decenni sede di numerosi luoghi istituzionali come tribunali, stazioni di polizia, comuni, non certo funzioni «dissonanti» rispetto alla vita democratica italiana. L’aspetto più preoccupante è la volontà di «ripensare» queste architetture con un chiaro intento di cancel culture e, come se non bastasse, l’Unione europea ha stanziato ingenti risorse per l’iniziativa, basti pensare che il solo comune di Cesena (interessato per la Ex Gil – tribunale e per la ex fabbrica Arrigoni) riceverà un finanziamento di 180.876,86 euro.
Il progetto europeo finanziato da URBACT IV «AR.C.H.ETHICS – Architecture, Citizenship, History and Ethics to shape Dissonant Heritage in European cities» vede Cesena capofila di un gruppo di altre otto città: Permet (Albania); Vilanova de Cerveira (Portogallo), Betera (Spagna), Gdansk e Krakow (Polonia), Leros (Grecia), Leipzig (Germania) e Kazanlak (Bulgaria).
La tendenza dell’Ue a promuovere progetti animati dal furore ideologico della cancel culture non risparmia neanche l’architettura anche se, l’unica cosa di realmente dissonante in questa vicenda, sono i soldi dei cittadini europei spesi per progetti non solo inutili ma dannosi.
Fallito il tentativo di abbattere gli edifici di epoca fascista o di occultarne lo stile architettonico razionalista come proposto qualche anno fa dal New Yorker, ora è l’Unione europea a riprovarci in un modo più subdolo ma altrettanto pericoloso per la conservazione della memoria storica.
Il 30 novembre e 1 dicembre si terrà infatti a Cesena il «primo meeting europeo sul patrimonio dissonante» in cui verrà annunciato un nuovo progetto europeo nato con l’obiettivo di «ripensare gli edifici costruiti in periodi storici difficili, portatori di valori controversi».
Con patrimonio dissonante «si fa riferimento a un oggetto patrimoniale collegato ad eventi storici più o meno conosciuti e riconosciuti, in alcuni casi legati ad un passato comune complesso e controverso, da cui possono scaturire interpretazioni conflittuali o comunque in contrasto tra loro da parte di gruppi socio-culturali diversi (es. Architetture dei totalitarismi del 900)».
Rientra in questa definizione l’architettura razionalista, eppure gli edifici di epoca fascista sono da decenni sede di numerosi luoghi istituzionali come tribunali, stazioni di polizia, comuni, non certo funzioni «dissonanti» rispetto alla vita democratica italiana. L’aspetto più preoccupante è la volontà di «ripensare» queste architetture con un chiaro intento di cancel culture e, come se non bastasse, l’Unione europea ha stanziato ingenti risorse per l’iniziativa, basti pensare che il solo comune di Cesena (interessato per la Ex Gil – tribunale e per la ex fabbrica Arrigoni) riceverà un finanziamento di 180.876,86 euro.
Il progetto europeo finanziato da URBACT IV «AR.C.H.ETHICS – Architecture, Citizenship, History and Ethics to shape Dissonant Heritage in European cities» vede Cesena capofila di un gruppo di altre otto città: Permet (Albania); Vilanova de Cerveira (Portogallo), Betera (Spagna), Gdansk e Krakow (Polonia), Leros (Grecia), Leipzig (Germania) e Kazanlak (Bulgaria).