Inizia il dopo Silvio. A rischio Mediaset e via libera al partito unico “americano”

di Augusto Grandi

 

Ed ora che gli sciacalli hanno smesso di ululare ed i leccaculi hanno finito di cancellare con i peana i propri tradimenti umani e politici, è arrivato il momento di guardare al dopo Berlusconi. Che era già iniziato da tempo, sia in politica sia in ambito economico,  ma sino ad ora rimaneva l’alibi del Cav. per giustificare errori e mancanza di capacità. O anche solo la semplice pigrizia.

In ambito politico verrà meno il sempre più flebile tentativo di un briciolo di autonomia dal padrone statunitense. Ora lady Garbatella avrà campo libero nel dirottare verso Kiev le magre risorse italiane. E potrà fare la portavoce di Washington per la politica africana e del Vicino Oriente. Irrilevanza assoluta, dunque.

Per la politica interna ci si baserà sugli ordini di Bruxelles che determineranno anche la politica economica. Lacrime e sangue, ma con qualche mancia ogni tanto per stemperare eventuali scoppi di rabbia. E nel fantapantheon della destra crosettiana si troverà di sicuro un economista schierato a favore della schiavitù e dei padroni delle ferriere.

Dopodiché lady Garbatella procederà alla costruzione del partito unico non più del destracentro ma di un più moderato centrodestra se non centrocentro. In stile partito repubblicano statunitense. Anzi, potrebbe farlo nascere direttamente come spin off del partito yankee. Tanto la Lega si guarda bene dal predisporre un programma anche solo leggermente differente. Ed i sondaggi non paiono premiare questa resa incondizionata. Dunque tanto vale giocare a fare gli americani. Così si possono imbarcare nel partito unico anche gli orfani berlusconiani che non dovessero farsi attrarre da Renzi. Sarà finalmente evidente che la destra ha rinnegato se stessa non per ordine di Berlusconi in cambio dello sdoganamento, bensì per autodissoluzione interna. Via le idee e caccia ai voti.

Più complesso il quadro imprenditoriale. Paradossalmente complesso perché sta funzionando bene. Il momento del dolore per la morte del padre ha mostrato i 5 figli uniti. Se la realtà fosse davvero questa, per l’impero di famiglia non ci sarebbero problemi. Tutt’al più salterebbero alcuni conduttori televisivi, come Mario Giordano, perché troppo scomodi per il corso “americano” del governo.

In caso contrario, qualora ci fossero dissensi interni alla famiglia, gli avvoltoi potrebbero scatenarsi. Difficile ipotizzare un’uscita da Mediolanum, gestita ottimamente da Doris che si è sempre dimostrato un amico leale. Però il gruppo televisivo, con le iniziative anche internazionali, potrebbe suscitare grandi appetiti se si dovessero scorgere crepe tra i fratelli. Da Bolloré a Cairo, innanzitutto. Però gli scarsi successi, in termini di ascolti, ottenuti da “braccino” Cairo a La 7 dovrebbero preoccupare non poco i lavoratori Mediaset. Con tagli ed elemosine non si fa una grande TV.

Più difficile piazzare Mondadori, se non con uno spezzatino tanto pluralista quanto economicamente difficile da sostenere. Mentre è improbabile che la famiglia si faccia carico degli investimenti necessari per sostenere la squadra di calcio del Monza.

Tutto, comunque, dipenderà dai rapporti tra fratelli e da eventuali clausole testamentaria del Cav.

/ 5
Grazie per aver votato!