India e Russia per la grande ferrovia Nord Sud. Per l’Italia è un miraggio anche la Tav

di Augusto Grandi

 

La guerra in Ucraina rallenta l’economia globale e penalizza il turismo italiano provocando un intollerabile aumento dei prezzi. Questa è la versione dei media italiani, perennemente impegnati ad osservare il proprio ombelico. Ma, soprattutto, impegnati a nascondere i ritardi e gli errori della classe dominante di questo Paese. Politica ed imprenditoriale. Così il resto del mondo si muove, pensando che ci sarà un futuro anche al termine del conflitto e nonostante le guerre che Washington si appresta a far scoppiare in Africa ed Asia.

India e Russia, ad esempio, hanno deciso di far ripartire i progetti per i collegamenti ferroviari Nord Sud. In alternativa alla Via della Seta ferroviaria cinese, ma anche con l’evidente opportunità di far collaborare i due progetti. Ammodernando le infrastrutture dell’intera Asia e creando le condizioni per rendersi indipendenti dai traffici marittimi attraverso il Canale di Suez.

Il progetto indo-russo coinvolge ovviamente altri Paesi che, in teoria, sono avversari sempre pronti a far ricorso alle armi. Basti pensare ad Azerbaijan ed Armenia. Ma la rete ferroviaria Nord Sud interessa anche l’Iran. Perché, a fianco del collegamento principale tra San Pietroburgo e Mumbai (oltre 7mila km), ci saranno altre due rotte che toccheranno Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan oltre, appunto, all’Azerbaijan ed all’Armenia.

E se da un lato raggiungeranno i porti indiani, dall’altro ci saranno sbocchi sui porti iraniani. Un impegno colossale. Che, tuttavia, potrebbe richiedere meno tempo per essere realizzato di quanto se n’è già impiegato in Italia per NON completare l’alta velocità ferroviaria o per ammodernare la rete portuale.

A seconda degli sviluppi delle politiche Nato, si vedrà se in futuro anche l’Europa potrà beneficiare di questa grande rete infrastrutturale asiatica. E se i ritardi italiani penalizzeranno l’economia della Penisola. D’altronde l’Italia, per accontentare la famiglia Agnelli, aveva smantellato nel dopoguerra parte della propria rete ferroviaria. Ed ora i costi per ripristinarla sono elevati e non li pagano certo gli eredi Elkann.

 
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