Il sesso degli angeli

di Adriano Segatori

 

Rivedi la data con l’aggiunta di 570 anni, sostituisci Costantinopoli con l’Europa, scambia l’Impero romano d’Oriente con la civiltà occidentale, rimpiazza i teologi con i politicanti, e troverai la riproduzione moderna dell’invasione allogena, mentre la “clase de habladores” – la categoria dei chiacchieroni, per dirla alla Donoso Cortés – disquisisce sulle fisime geopolitiche e sulle speculazioni economiche.

La situazione migratoria è di una sconcertante semplicità nelle sue motivazioni e di una inquietante difficoltà nei metodi per affrontarla: difficoltà dovuta alla paura di guardare in faccia la realtà e alla disonesta viltà nell’accettare i mezzi estremi per porvi rimedio.

Il primo passo, per altro fondamentale, è di inquadrare il fenomeno con correttezza e spregiudicatezza.

Innanzitutto, l’attacco “ideologico” all’Europa risale al 1925, anno in cui Louis Aragon, in una conferenza a Madrid, profetizzò: “Mondo occidentale, sei condannato a morte. Siamo i disfattisti dell’Europa. Siamo quelli che danno sempre la mano al nemico. Noi risveglieremo dappertutto i germi della confusione e del disagio. Si gettino i trafficanti di droga sui nostri paesi terrorizzati”. Rilanciò questo segnale Sartre nel 1961: “L’Europa è fottuta”. Chi si meraviglia della situazione attuale o è uno scandaloso ignorante o è un infame complice.

L’incompetenza e impreparazione sono al governo dell’Europa, con l’aggravante presenza di nemici interni, di quelle quinte colonne della sinistra liberista, la gauche caviar, i radical chic, appartenenti a quello che Raffaele Simone definisce “Club Radicale”. Elencarli necessiterebbe di una pubblicazione a fascicoli: tutti personaggi loschi e immorali, che vanno dal laicismo più becero al clericume più sfacciato.

Poi, è altrettanto indispensabile chiarire dal punto di vista tecnico la situazione in atto da decenni. Questa si chiama guerra: che sia parte delle guerre ibride di Giuseppe Romeo, o della concezione di asimmetria tra terrorismo e globalizzazione di Qiao Liang e Wang Xiangdui, resta il fatto che non c’è nessun complotto intricato, e neppure qualche nascosta e ingarbugliata strategia. Tutto è documentato. Dalla dichiarazione del Presidente algerino Boumédiène alle Nazioni Unite nel 1974, al piano strategico di Youssef Moustafa Nada del 1982 intitolato “Padroneggiare l’arte del possibile”, al saggio della docente di Harvard Kelly Greenhill “Armi di migrazione di massa”, al lavoro inchiesta di Christian Chesnot e Georges Malbrunot “Qatar Papers”. È in atto una guerra contro l’Europa: una guerra che è commerciale, finanziaria, culturale, psicologica, culturale, dell’informazione, in cui il terrorismo è solo la tecnica – per ora – meno interessante e appagante.

E così, mentre l’Europa agonizza e l’Italia è in coma profondo, i tenutari del potere danno aria alla laringe, riempiono inutili fogli di inutili propositi, si inventano soluzioni inefficienti, si contorcono in disquisizioni aleatorie, senza definire – come avvenne nel 1453 – quale fosse il sesso degli angeli più accreditato.

 

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