I capannoni Amazon come i palazzi del Ventennio

Mentre architetti e assessori sono occupati ad ascoltare le dissonanze di un secolo fa, chiunque sollevi lo sguardo egoista dal proprio pacchetto può vedere quelle di oggi

Oggi a Cesena il primo convegno europeo sul patrimonio architettonico “dissonante”, curioso aggettivo per dire “fascista”. Se ho capito bene (il comunicato stampa è scritto in gergo) non si parlerà di abbattere edifici razionalisti ma di osservarli recitando i motti irrazionalisti del presente: inclusività, interculturalità, sostenibilità… Niente di grave, dunque, solo chiacchiere di architetti e di assessori. E però l’iniziativa mi ha suscitato una domanda: quale potrebbe essere l’architettura dissonante odierna? Io direi i capannoni Amazon. Anch’essi, come i palazzi del Ventennio, sono “costruiti in periodi storici difficili”. Anch’essi sono o saranno oggetto di “contestazioni sociali sui valori che trasmettono”. I capannoni Amazon trasmettono desertificazione commerciale dei centri storici e condizioni insopportabili di lavoro (lo dicono i sindacati, lo mostra la BBC, lo capisce chiunque sollevi lo sguardo egoista dal proprio pacchetto e veda l’affanno di chi lo ha consegnato). Tutto molto dissonante e molto contemporaneo. Mentre architetti e assessori sono occupati ad ascoltare le dissonanze di un secolo fa.

Camillo Langone

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