Dopo la Wagner arriva Tsarskie Wolves: le milizie russe crescono ed i rischi per il Cremlino pure

di Augusto Grandi

Evgenij Prigozhin, il capo della Wagner, è diventato famoso a livello internazionale non solo per i suoi successi militari ma anche per le sue continue esternazioni che, poco alla volta, si sono trasformate in durissimi atti di accusa nei confronti della nomenclatura e della burocrazia russa. E solo la profonda stupidità dei vertici ucraini ha fatto sì che Prigozhin sia diventato uno degli obiettivi per i prossimi attentati terroristici programmati da Kiev dopo aver assassinato giornalisti ed intellettuali nel totale silenzio dei giornalisti italiani.

Il capo della Wagner, però, non è solo in questa battaglia interna che potrebbe destabilizzare il Cremlino. Agcnews riporta la notizia dei nuovi progetti di Dmitry Rogozin, ex vice ministro russo della Difesa 2011/2018, ora alla guida di Tsarskie Wolves. Cioè di un’altra milizia privata che sta combattendo in Ucraina.

Meno mediatico e social rispetto a Prigozhin, con un esercito personale più piccolo rispetto a Wagner, ma con un’esperienza di governo che Prigozhin non può vantare. Rogozin vuole strutturare un esercito volontario della Russia (Dar) mettendo insieme, o perlomeno in rete, tutte le milizie russe di mercenari che stanno operando non solo in Ucraina ma anche nel resto del mondo.

Una scelta perfettamente in linea con le dichiarazioni di Prigozhin. Perché le milizie dei mercenari hanno dimostrato di essere molto più preparate ed efficienti rispetto alle truppe regolari di Mosca. E tutti i combattenti, privati o regolari, sono stati frenati da un mastodontico e lento apparato burocratico nonché dalla pigrizia mentale dei vertici militari che non si erano accorti dei radicali cambiamenti in atto nel modo di combattere e di condurre una guerra.

Dunque Rogozin vorrebbe un coordinamento delle milizie in modo da poter disporre su vasta scala di operatori qualificati, di professionisti nei settori dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, di esperti di droni. Oltre alla possibilità di avere soldati addestrati bene. E magari anche di armi adeguate alle nuove esigenze belliche.

Il problema è che una simile struttura si trasformerebbe in una minaccia costante per i politici e per il Cremlino. A Mosca, dove studiano la storia di Roma più e meglio di quanto si faccia in Italia, conoscono perfettamente i rischi legati ai pretoriani. Ed anche quelli dei mercenari rinascimentali in Italia. I capitani di ventura non erano sempre una garanzia di tranquillità per chi li ingaggiava. E ritrovarsi con un contropotere armato all’interno della Russia, senza neppure sapere a chi risponde davvero, spaventerebbe tanti.

Certo, Agcnews ricorda che fu la Milizia popolare che, nel XVII secolo, respinse gli invasori polacchi e svedesi. Ma ora la situazione geopolitica mondiale è un poco più complessa. Ed anche a Mosca il potere non è monolitico come può sembrare. Prigozhin rievoca la rivoluzione del 1917, nata per la rabbia di un esercito mandato a morire senza preparazione, senza strategie, senza armi moderne. Di fronte a tanti morti ed a pochi risultati la rabbia potrebbe tornare a crescere. Ed i droni ucraini su Mosca non rappresentano certo il modo migliore per entusiasmare il popolo russo.

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