Arriva il Diversity editor per nuove censure ed altri crolli di vendite de “La Busiarda” (La Stampa)

di Ala.De.Granha

 

In attesa che l’intelligenza artificiale svuoti le redazioni dei giornali, alla Busiarda (La Stampa) hanno pensato bene di svuotare il parco dei lettori. Certo, provvedeva già la direzione di Giannini a far crollare le vendite, ma si poteva fare di più. E lo si è fatto. È arrivato l’arrotino.. Magari. No, è arrivato il Diversity Editor, ossia il nuovo responsabile della censura in salsa woke e bagna cauda.

D’altronde i criteri liberticidi vengono illustrati senza problemi e senza remore. Il modello, guarda caso, è quello statunitense. Nessuno se lo sarebbe aspettato dal quotidiano degli Elkann. Quella patria della libertà dove, ad esempio, il Diversity editor interviene per far cacciare da un giornale i giornalisti bianchi, e magari addirittura etero, perché troppo numerosi rispetto alle varie minoranze etniche o sessuali.

La competenza, la capacità di informare, l’onestà intellettuale non contano assolutamente più nulla. Conta solo il gruppo di appartenenza. Ovviamente la capacità di scrivere utilizzando correttamente la lingua locale, l’italiano nel caso della Busiarda, non solo non viene considerata un valore ma diventa un ostacolo. Perché il Diversity editor deve provvedere ad insegnare la nuova lingua politicamente corretta. E, naturalmente, deve censurare ogni termine che possa offendere o far sentire discriminata una qualsivoglia minoranza, fosse anche quella degli adoratori delle formiche alate innamorate degli armadilli.

Il problema, in tutto ciò, è solo se “ci sono o ci fanno”. Perché, considerando i risultati disastrosi di tutte le iniziative di Giannini, sorge il dubbio che lo faccia apposta per distruggere definitivamente la Busiarda ed arrivare alla fusione per incorporazione da parte di Repubblica (che fa parte del medesimo gruppo editoriale). Perché anche svuotare completamente il quotidiano torinese per poi metterlo sul mercato non pare proprio un progetto geniale.

 
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