Visto e considerato il penetrante ritorno dell’analfabetismo in Italia, ho a cuore il dover far qualcosa, non posso star con le mani in mano, per non dover più atrocemente sopportare ciò che sento e leggo nella società civile (ma non abbastanza civilizzata), tra la gente, sui socializzatori mediatici (o mediatori sociali) come “faccialibro”, “tuittero” e “gugolo”, non voglio far parte del popolo più analfabeta del III millennio, non voglio essere testimone di questa disfatta culturale.
Motivo per cui ho pensato bene di utilizzare questo mio diario in rete, per condividere con tutti voi (analfabeti e non) quante più informazioni possibili per risollevare il livello di alfabetismo e tornare così alla ribalta come “un popolo di poeti di artisti di eroi di pensatori di scienziati” […]. Prima di raccontarvi cosa ho in mente di fare, gioco-forza devo mettere in chiaro alcuni concetti base. Ciò che voglio contrastare non è tanto l’analfabetismo in senso generico, ma l’analfabetismo funzionale ovvero quella patologia con cui si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. A differenza del meglio conosciuto e generico analfabetismo, che è l’incapacità di leggere o scrivere frasi semplici in una qualsiasi lingua. Si parla talvolta, meno comunemente, di illetteratismo, termine usato perlopiù in ambito scientifico, ma questo non sarà epicentro della mia battaglia.
Chi è funzionalmente analfabeta ha una certa abilità di base dell’alfabetizzazione (leggere e scrivere testi nella sua lingua nativa), ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile. L’analfabetismo funzionale limita gravemente anche l’interazione con le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ad es. usare un dispositivo tecnologico per lavorare efficientemente con un’applicazione per la videoscrittura, la navigazione in rete, i fogli di calcolo, o con un cellulare). I risultati ottenuti nel 2009 dal Rapporto sullo sviluppo umano usavano la percentuale di persone funzionalmente analfabete come una delle variabili per calcolare l’indice di povertà umana nei Paesi sviluppati, consiglio comunque di interpretare questi dati con la massima cautela in quanto potrebbero esserci margini di errore, ciò non toglie che i risultati non siano indicativi:
Nazione | Persone funzionalmente analfabete
(% con età 16–65) 1994–2003 |
Italia | 47 |
Messico | 43,2 |
Irlanda | 22,6 |
Regno Unito | 21,8 |
Stati Uniti | 20,0 |
Fiandre (Belgio) | 18,4 |
Nuova Zelanda | 18,4 |
Australia | 17,0 |
Svizzera | 15,9 |
Canada | 14,6 |
Germania | 14,4 |
Paesi Bassi | 10,5 |
Finlandia | 10,4 |
Danimarca | 9,6 |
Norvegia | 7,9 |
Svezia | 7,5 |
Nazione | Persone funzionalmente analfabete
(% con età 16–65) 2003–2008 |
Italia | 47 |
Messico | 43,2 |
Stati Uniti | 20,0 |
Ungheria | 17 |
Svizzera | 15,9 |
Canada | 14,6 |
Australia | 13,9 |
Nuova Zelanda | 13,4 |
Bermuda | 12,5 |
Paesi Bassi | 12,3 |
Norvegia | 7,9 |
E’ ovvio che nessuna società ha un particolare interesse ad accrescere le competenze linguistiche e logico-matematiche di chi un domani potrebbe servirsene per realizzare eventuali progetti di crescita ed elevazione della dignità umana per la società medesima. Ecco perché penso che la Nazione è una grande famiglia, dove non esistono figli privilegiati e figli derelitti. Dove un Popolo non teme combattimenti vi è la certezza assoluta che esso ha acquisito tutte le capacità in cui vi si trova necessariamente l’avviamento di quel processo i cui bisogni atti ad elevarsi alla massima potenza nel campo della cultura hanno raggiunto i traguardi prestabiliti. A partire da oggi, senza garantire alcuna periodicità, pubblicherò tutte le regole della lingua italiana, invito, pertanto, a rimanere sempre aggiornati con questo diario personale, ma pur sempre pubblico e gratuito.