“Vuoi diventare famoso? Urla: “c’è il fascismo!”

"Vuoi diventare famoso? Urla: "c'è il fascismo!"

Quel pietoso quarto d’ora di celebrità”, commento di Emanuele Ricucci, su IL TEMPO del 13/08/2018

"Vuoi diventare famoso? Urla: "c'è il fascismo!"“Saranno famosi, evviva! Una è studentessa universitaria, ventiquattro anni, aspirante giornalista, capelli ricci mori arrotolati, accento del sud ribelle con l’espressione in tiro. L’ altro è Ariano e pure filosofo, praticamente come Jünger, anzi più avanti del pensatore di Heidelberg, perché capace di incarnare nel reale quel ribelle su carta che incarna l’uomo d’azione e oltrepassa il bosco degli orribili stereotipi di questo Paese. Falsi mostri che esistono solo nella mente di salviniani e fascisti, come quello degli zingari che rubano qualsiasi cosa gli sia a tiro, specie nelle stazioni. Dio mio che “terribili menzogne. La prima ha denunciato ai carabinieri un barista di Modica, rendendogli la vita mediaticamente (vedremo se anche giuridicamente) un problema, perché aveva una foto di Mussolini appesa al muro. L’ altro Raffaele Ariano, il segnalatore di quel capotreno che intimava ai rom, con un annuncio, di scendere dai vagoni della Trenord, perché qualcuno si è rotto i coglioni degli scippi. Altro che Raimo e Tommasi, troppo colti. Ci vuole un uomo operativo come lui, un pendolare sfruttato dal capitale, un antifascista in viaggio, un supereroe gramsciano, magari precario e capellone che faccia partire la rivoluzione dal seggiolino del treno popolare e non dai rinnegatori di Mao in parlamento. E chi se ne frega di condividere la realtà con gli altri e con gli ultimi, facendo più sinistra di un blog su L’ Unità, o il pensiero medio del viaggiatore locale relativo ai rom che ti infilano le mani in tasca. Alla giovanotta, non bastava cambiare bar al volo, non andarci mai più, finanche litigare col proprietario e uscire sbattendo la porta. Come non bastava al segnalatore di capotreno razzisti, fare il suo dovere ed evitare di spargere la notizia del suo incredibile atto di coraggio su un social. All’ideologia qualcuno risponderà come fiero trinariciuto. È l’estremo culto ideologico che ti porta a essere il più furbo di tutti, proprio come la giovane aspirante giornalista, e soprattutto come Ariano: creare una gogna in cui condannare qualcun altro (il capotreno), finirci tu stesso (Ariano) e poi lamentarti che ti sei incastrato nella tua stessa tortura medievale, quella dellItalia peggiore, salviniana e neofascista, mentre ti ricoprono di insulti. Tutto questo perché hai voluto fare l’eroe, segnalando l’annuncio razzista su un social network che ti si è ritorto contro. Per poi lamentarsi e denunciare tutti. Meraviglie. Altro che Jünger, il pensiero diventa convenienza, la misura ideale odierna, lo stupro dell’idea per ottenere godimento immediato, per salvarci dall’essere segnaposto esistenziali. Sic transit gloria furbi. Che ci si arrivi con una denuncia a oltranza, francamente esagerata, o come Ariano che ora è il martire perfetto, e il martirio in politica da noi funziona sempre. L’ empatia diventa l’autostrada per il successo, la replica di una solidarietà che sai che non tarderà ad arrivare. Intanto la profezia. Preparatevi perché fra un po’ vedrete Ariano su La7, su Repubblica o in libreria con Mondadori. Alunno modello che fa i nomi dei cattivi alla maestra. A sinistra si aiutano, mica come a destra che si suicidano pur di non legittimare Foa alla guida della Rai”

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