I giudici di Strasburgo fissano i criteri ai quali i legislatori nazionali devono conformarsi per rispettare il principio di non ingerenza nella vita privata ex art. 8 CEDU
Arriva con un tempismo straordinario la sentenza della Corte EDU che riconosce come “necessaria in una società democratica” la vaccinazione obbligatoria. La pronuncia indica i criteri che la legislazione nazionale deve rispettare per essere conforme al principio di non ingerenza nella vita privata del singolo (art. 8 CEDU). In un momento storico nel quale sarà sempre più impellente la necessità di rendere obbligatori i vaccini contro il Covid, questa sentenza costituisce dunque per il legislatore una guida da seguire per una normativa che sappia salvaguardare l’equilibrio tra i diritti della sfera individuale e le necessità di tutela della salute pubblica.
Sommario
- La sentenza 116/2021 dell’8 aprile 2021
- I requisiti che legittimano l’ingerenza nella vita privata
- La previsione di legge
- Gli obiettivi perseguiti: tutela della salute e tutela dei diritti altrui
- Necessità in una società democratica
- Pressante bisogno sociale
- Motivi pertinenti e sufficienti
- Proporzionalità
- Efficacia e sicurezza dei vaccini
- Risarcimento in caso di danni da vaccinazione
La sentenza 116/2021 dell’8 aprile 2021
Nessuna violazione dell’art. 8 Cedu. Questo il verdetto dei Giudici di Strasburgo sul ricorso dei genitori di alcuni minori di nazionalità Ceca contro le leggi di quello Stato che precludono l’iscrizione alla scuola d’infanzia ai bambini non vaccinati.
Nella costante giurisprudenza della Corte EDU, la vaccinazione obbligatoria, costituisce indiscutibilmente un’ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata,tutelata dall’articolo 8 della Convenzione (Solomakhin c. Ucraina (n. 24429 / 03, § 33, 15 marzo 2012).
Non fa eccezione il caso esaminato dalla corte, nel quale i minori non vaccinati erano stati esclusi dalla scuola d’infanzia.
Tuttavia non ogni ingerenza è proibita. Anzi. Il secondo paragrafo dell’art. 8 della Convenzione consente di ritenere legittime certe interferenze purché rispettino rigorosamente determinati criteri.
Recita il secondo paragrafo dell’art. 8 CEDU:
“Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto” (al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza) “a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui”.
I requisiti che legittimano l’ingerenza nella vita privata
Nella motivazione, la Corte EDU esamina se e quando la vaccinazione obbligatoria sia conforme ai parametri previsti dal secondo paragrafo dell’art. 8 della Convenzione. La limitazione alla libertà di autodeterminazione e l’ingerenza nella vita privata del singolo causata da una norma che impone l’obbligo di vaccinazione è consentita quando esistano le seguenti condizioni:
- la previsione di legge;
- gli obiettivi di protezione della salute e dei diritti e libertà altrui
- la necessità di tale opzione in una società democratica
La previsione di legge
La Corte ribadisce che un’ingerenza alla vita privata deve trovare fondamento in una legge dell’ordinamento interno; legge che deve essere adeguatamente accessibile e formulata con sufficiente precisione per consentire, a coloro ai quali si applica. di regolare la propria condotta e, se necessario con un consiglio appropriato, di prevedere, le conseguenze che una determinata azione possa comportare (, Dubská e Krejzová c. Repubblica Ceca [GC], nn. 28859/11 e 28473/12, § 167 , 15 novembre 2016).
Nel caso esaminato ricorrevano entrambe le condizioni di accessibilità e di prevedibilità delle norme di diritto interno. Ciò che veniva contestato dai ricorrenti era invece il rango della fonte normativa che non era quella della legge parlamentare. Su questo punto la Corte non ha accolto la contestazione e ha affermato che il termine “legge “ negli artt. 8 e 11 della CEDU deve essere inteso in senso “sostanziale” e non “formale”. La vaccinazione obbligatoria può dunque essere prevista non solo dalla legge primaria ma anche da atti giuridici di rango inferiore.
Gli obiettivi perseguiti: tutela della salute e tutela dei diritti altrui
Per quanto riguarda gli obiettivi perseguiti dal dovere di vaccinazione, l’obiettivo della legislazione è quello di proteggere dalle malattie che possono rappresentare un grave rischio per la salute. Ciò si riferisce sia a coloro che ricevono le vaccinazioni in questione, sia a coloro che non possono essere vaccinati e si trovano quindi in uno stato di vulnerabilità, contando sul raggiungimento di un alto livello di vaccinazione all’interno della società in generale per la protezione contro le malattie contagiose in questione. Questo obiettivo corrisponde alle finalità della tutela della salute e della tutela dei diritti altrui, riconosciute dall’articolo 8.
Non è necessario valutare la ricorrenza anche degli altri scopi riconosciuti come legittimi ai sensi dell’articolo 8 § 2 ( sicurezza pubblica , il benessere economico del paese o la prevenzione del disordine) quando è dimostrato che uno Stato adotta misure per proteggersi da gravi perturbazioni della società causate da gravi malattie.
Necessità in una società democratica
E’ compito e responsabilità di ciascuna autorità nazionale valutare il giusto equilibrio tra interesse pubblico e interferenza nella vita privata degli individui, adottando i mezzi più idonei al raggiungimento di tale equilibrio. Più grande è l’importanza del diritto individuale in gioco, e minore è il margine di apprezzamento dello Stato e viceversa, quando l’interferenza incide su diritti meno cruciali, anche lo Stato avrà maggiori possibilità di manovra. La Convenzione EDU ha solo un ruolo sussidiario, perché non è in grado, come i singoli stati invece, di valutare le esigenze della popolazione del luogo e le loro condizioni di vita. La Corte EDU quindi esercita un controllo finale sulla “necessita” di ingerenza nel singolo caso particolare.
Nel costante orientamento della Corte, le questioni di politica sanitaria lasciano spazio alla discrezionalità del legislatore nazionale che si trova nella posizione migliore per valutare l’equilibrio tra obiettivi da conseguire, risorse a disposizione ed esigenze sociali. (Hristozov e altri c. Bulgaria (nn. 47039 / 11 e 358/12, § 119, CEDU 2012).
Negli stati membri della Convenzione non esiste un unico modello sulla vaccinazione obbligatoria dei bambini. Il bilanciamento tra autodeterminazione e obbligo trova differenti declinazioni.
Alcuni ordinamenti, tra i quali quello del Regno Unito, danno preminenza al principio di autodeterminazione e si fondano su logiche “promozionali”. In Gran Bretagna spetta esclusivamente ai genitori la decisione se vaccinare o meno i figli e solo in caso di ricorso all’autorità giudiziale può giustificarsi l’intromissione dello Stato nella scelta (ad esempio se i genitori non sono d’accordo fra loro).
Dal lato opposto vi sono ordinamenti che prevedono l’obbligo incontrovertibile della vaccinazione, limitando fortemente l’autodeterminazione in materia. Tra questi, sicuramente l’ordinamento francese, definito “ a tendenza impositiva”, dove la vaccinazione del bambino è condizione indispensabile per l’iscrizione scolastica, con la sola eccezione di controindicazioni mediche legate alla salute del minore. Le sanzioni contro i genitori sono perfino di natura penale.
La tendenza più recente in tema di politica sulle vaccinazioni nelle Parti contraenti, volge verso l’adozione di approcci sempre più prescrittivi a causa di una diminuzione della vaccinazione volontaria e di una conseguente diminuzione dell’immunità di gregge.
Secondo la Corte, la posta in gioco non è solo quella di contrastare i no-vax, quanto quella di proteggere la salute di tutti i membri della società, soprattutto di quelli che sono particolarmente vulnerabili rispetto a determinate malattie e per i quali si chiede al resto della popolazione di assumere un rischio minimo sotto forma di vaccinazione (si veda a questo proposito la risoluzione 1845 (2011) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa).
Il sindacato giurisdizionale della Corte, per verificare se la legislazione nazionale che obbliga alla vaccinazione risponda al principio di “necessità in una società democratica”, è condotto seguendo un rigoroso esame. Per la Corte EDU, un’ingerenza si considera “necessaria in una società democratica” per il raggiungimento di uno scopo legittimo, quando:
- risponde a un “urgente bisogno sociale“
- se le ragioni addotte dalle autorità nazionali per giustificarla sono “pertinenti e sufficienti”
- e se le misure sono proporzionate allo scopo legittimo perseguito.
Pressante bisogno sociale
Entrando quindi nel merito delle scelte del legislatore della Repubblica Ceca, i Giudici di Strasburgo condividono la necessità in quel Paese di imporre il dovere di vaccinazione, in risposta ad una pressante esigenza sociale di tutela della salute individuale e pubblica e soprattutto come difesa dalla tendenza alla diminuzione del tasso di vaccinazione tra i bambini.
Motivi pertinenti e sufficienti
Le motivazioni a sostegno dell’obbligatorietà della vaccinazione nella Repubblica ceca, si fondano in particolare sui riscontri in termini di efficacia e sicurezza della vaccinazione infantile e sul condivisibile obiettivo di raggiungere il più alto grado possibile di copertura vaccinale. Sebbene il sistema di vaccinazioni obbligatorie non sia l’unico modello adottato dagli Stati europei, la Corte ribadisce che, in materia di politica sanitaria, spetta alle autorità nazionali decidere, perchè si trovano nella posizione migliore per valutare le priorità, l’uso delle proprie risorse e i bisogni sociali. Tutti questi aspetti rientrano nell’ampio margine di apprezzamento che la Corte dovrebbe accordare allo Stato convenuto.
Proporzionalità
Il giudizio della Corte di Strasburgo sul rispetto della proporzionalità delle ingerenze alla vita privata, alla luce dello scopo perseguito, muove dalle seguenti considerazioni:
- Il dovere di vaccinazione ha ad oggetto nove malattie contro le quali la vaccinazione è considerata efficace e sicura dalla comunità scientifica;
- È garantita un’esenzione dall’obbligo per i soggetti con controindicazione permanente alla vaccinazione.
- L’obbligatorietà della vaccinazione non è perseguita con la somministrazione forzata, ma con la previsione di sanzioni in caso di rifiuto della vaccinazione.
- La sanzione prevista è inoltre relativamente moderata,(si trattava di una sanzione amministrativa che può essere irrogata una sola volta).
- La non ammissione alla scuola materna, pur essendo indubbiamente un’interferenza nella vita dei minori, non ha carattere punitivo di sanzione ma deve essere piuttosto considerata una misura protettiva della salute dei bambini piccoli non vaccinati. Inoltre pur non sottovalutando l’opportunità di istruzione a cui hanno rinunciato i minori richiedenti, gli stessi non sono stati privati di ogni possibilità di sviluppo personale, sociale e intellettuale, avendo potuto frequentare la scuola primaria senza alcuna preclusione.
- Esistono adeguate garanzie procedurali (ricorsi amministrativi e giudiziari) nel diritto interno per assicurare agli interessati la facoltà di contestare le conseguenze della inosservanza dell’obbligo di vaccinazione.
Efficacia e sicurezza dei vaccini
Di particolare interesse è il passaggio della sentenza che affronta le critiche dei ricorrenti sugli standard di efficacia e sicurezza delle vaccinazioni, esprimendo forte preoccupazione per i potenziali effetti negativi sulla salute, anche a lungo termine.
Sul punto, la Corte osserva che nel sistema nazionale della Repubblica Ceca è assicurato“un certo margine di manovra” per quanto riguarda la scelta del vaccino: sebbene solo i vaccini standard siano gratuiti, ci sono anche vaccini diversi, il cui costo è posto a carico dei genitori dei vaccinandi.
Quanto all’efficacia della vaccinazione, la Corte rinvia invece al consenso generale sull’importanza vitale di questo mezzo di protezione delle popolazioni contro malattie che possono avere gravi effetti sulla salute individuale e che, in caso di focolai gravi, possono causare danni all’intera collettività.
È pacifico secondo la Corte che, in rari casi la vaccinazione può rivelarsi dannosa per il singolo individuo, provocando un danno grave e duraturo alla sua salute. In considerazione di rischi molto rari ma indubbiamente molto gravi per la salute di un individuo, gli organi della Convenzione hanno sottolineato l’importanza di prendere le necessarie precauzioni prima della vaccinazione (vedere Solomakhin,§ 36; Baytüre e altri,, § 29, e Association of Parents, pp. 33-34) controllando in ogni singolo caso la presenza di possibili controindicazioni.
Occorre inoltre un monitoraggio costante sulla sicurezza dei vaccini in uso da parte delle Autorità statali del farmaco.
Risarcimento in caso di danni da vaccinazione
La Corte osserva anche, che per la valutazione complessiva sulla legittimità di un sistema di vaccinazione obbligatoria è necessaria la previsione nella legge nazionale della possibilità di ottenere un risarcimento in caso di lesioni alla salute.
CORTE EDU, GRANDE CAMERA, SENTENZA 8 APRILE 2021>> SCARICA IL PDF
Fonte consultata il 20.01.22