UE, multe da 6500 euro per ogni immigrato rifiutato

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di ALBERTO D’ARGENIO

UEÈ la settimana decisiva per capire se l’Europa sarà in grado di mettere fine al caos rifugiati, ma ancora una volta all’appuntamento i governi arrivano spaccati. Per costringere il fronte dell’Est ad accettare la solidarietà tra partner, spunta l’ipotesi di far pagare alle capitali egoiste 6500 euro per ogni immigrato scaricato alle cure degli altri paesi dell’Unione. E mentre John Kerry annuncia che nel 2017 gli Usa ospiteranno fino a 100mila immigrati, in Europa si va verso un voto a maggioranza che metterà nell’angolo l’ex blocco sovietico, uno shock politico inevitabile dopo le scelte sul filo della xenofobia di leader come l’ungherese Orbàn.

Domani a Bruxelles si riuniscono i ministri degli interni dei Ventotto, mercoledì toccherà ai leader. Sul tavolo la proposta della Commissione di ripartire tra tutti, dopo una prima tranche di 40mila richiedenti asilo, altri 120mila migranti arrivati in Italia, Grecia e Ungheria. Contro le quote restano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Lettonia. Scontato che questa volta, dopo il flop della scorsa settimana, si andrà al voto per mettere in minoranza i ribelli, ma per limitare i danni politici si cerca di tenere a bordo almeno Varsavia, la capitale dal peso specifico maggiore.

Ieri gli ambasciatori dei Ventotto hanno lavorato fino a tardi per limare le conclusioni del Consiglio Interni. Per permettere al governo di Ewa Kopacz di rientrare salvando la faccia in piena campagna elettorale (lo spauracchio è il ritorno al potere del partito estremista di Jaroslaw Kaczynski), verrà annacquata l’obbligatorietà delle quote: tutti saranno vincolati dal voto, anche a maggioranza, ma il numero di rifugiati siriani o eritrei che ogni governo dovrà accogliere non sarà più quello stabilito con criteri vincolanti dalla Commissione, ma sarà deciso dai ministri in una nota allegata alle conclusioni. Anche se le cifre ricalcheranno quelle calcolate da Bruxelles, i governi contrari potranno dire ai propri elettori di non essersi fatti imporre quote dall’Unione, bensì di averle accettate volontariamente. Inoltre il blocco dell’Est eviterà il precedente di un sistema automatico vincolante in vista della battaglia di ottobre, quando Bruxelles cercherà di rendere permanente il meccanismo delle quote per emendare il regolamento di Dublino che ad oggi lascia ogni Paese da solo nel gestire i migranti.

Per evitare il fuggi fuggi registrato a luglio, con molti governi che hanno preso un numero irrisorio di rifugiati nella redistribuzione dei primi 40mila, si pensa a un sistema sanzionatorio per chi cercherà di sfilarsi. La proposta originaria di Bruxelles prevedeva che una nazione potesse esimersi in cambio di una multa pari allo 0,002 del Pil, ma l’idea non piaceva alla Germania (la Merkel non vuole permettere a nessuno di sottrarsi alla solidarietà) e a Italia e Francia, eticamente e politicamente contrarie a scambi soldi-migranti. Per venire incontro a Berlino, ieri si discuteva se sostituire l’esenzione totale con la possibilità di chiedere, dietro motivi comprovati, di sottrarsi dal prendersi carico di un numero di richiedenti asilo fino al 30% della quota nazionale. In cambio il governo in questione dovrebbe pagare 6.500 euro a migrante rifiutato (la Polonia con 20 milioni potrebbe scaricare 3000 rifugiati). I richiedenti asilo saranno assorbiti dagli altri paesi, ai quali andranno i soldi della “sanzione”. Ieri sera questa soluzione è stata al centro della discussione, ma resta l’ostilità di molti paesi a permettere ai leader estremisti di pagare anziché salvare famiglie in fuga dall’inferno siriano. Gli ambasciatori torneranno sul punto oggi, quindi la palla passerà ai ministri.

Si discute poi cosa fare dei 54mila migranti che l’Ungheria potrebbe ricollocare tra i partner Ue ma che Orbàn, pur di opporsi alle quote, si terrà in casa. O saranno aumentate le quote in favore di Italia e Grecia (al momento 39mila e 50mila da ricollocare), oppure saranno “congelati” per essere prelevati in futuro da chi si troverà in emergenza (Slovenia, Croazia, Austria).

Non è ancora chiaro a cosa porterà il summit di mercoledì. L’auspicio è che i ministri domani chiudano sulle quote per permettere ai leader di ritrovare un linguaggio comune e attutire lo strappo guardando ai punti sui quali c’è accordo. Per questo i premier parleranno di un pacchetto di assistenza alla Grecia, dove la gestione dei migranti è al collasso, e di un sostegno economico a Turchia, Giordania e Libano, che ospitano milioni di siriani. Si parlerà anche di una strategia di lungo termine sulla Siria (ieri il ministro Pinotti ha detto che sono 87 i foreign fighters collegati all’Italia). Eppure sembra difficile che i leader solidali, a partire da Merkel, Renzi e Hollande, non si scontrino con quelli estremisti, Orbàn in testa.

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