Soldati italiani come cavie nel servilismo americano – 12 novembre 2003

I nostri soldati come cavie nel servilismo americano, Nassirya, X^ anniversario

I nostri soldati come cavie nel servilismo americano, Nassirya, X^ anniversario
I nostri soldati come cavie nel servilismo americano, Nassirya, X^ anniversario

Era il 12 novembre 2003 quando un camion sfondo’ la recinzione della sede della missione Msu dei carabinieri a Nassiriya, aprendo un varco a un’autobomba. Un attentato che provoco’ la morte di 12 militari dell’Arma, cinque dell’Esercito, due civili italiani e 7 iracheni. Oggi dieci anni dopo, una commemorazione per non dimenticare le vittime dell’attacco, forse il piu’ sanguinoso avvenuto in Iraq ai danni di una missione internazionale di pace (la pace che interesava agli americani è un tutto dire, ndr). Una messa e’ stata celebrata nella Basilica di s. Maria in Aracoeli, alla quale hanno partecipato i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il ministro della Difesa Mario Mauro e altre autorità’ politiche e militari. Ma e’ polemica sulla ‘Medaglia della riconoscenza’ assegnata dal ministro Mauro – che ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria – “per non dimenticare i caduti della pace”. “C’e’ tanta rabbia per la medaglia perché non e’ una medaglia al valor militare che ci siamo battuti per avere”, si e’ sfogata Maria Cimino, madre del caporal maggiore dell’Esercito Emanuele Ferraro, uno dei caduti nella strage. E ha insistito: “I nostri morti meritano un’onorificenza militare e quindi c’e’ grande delusione”. La consegna della medaglia ci sara’ nel pomeriggio, ma Mauro ha già incontrato i familiari delle vittime: “Per ognuno di loro sentiamo la proporzione tra quanto lo Stato può fare e il dolore immenso e profondo che provano – ha detto – spero che questa celebrazione serva a far capire loro quanto l’Italia gli e’ vicina”. Di “efferato, gravissimo attentato”, ha parlato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio inviato per un “deferente omaggio” alle vittime di “una inaccettabile e vile barbarie”. “I militari e i civili che, anche a rischio della vita, operano nelle aree di crisi, in tante travagliate regioni del mondo – ha continuato Napolitano – sono l’espressione di un paese che crede nella necessita’ di uno sforzo comune per la sicurezza e la stabilita’”. Le vittime di Nassiriya “sono stati interpreti coraggiosi e sfortunati di questo grande impegno italiano. Dobbiamo esserne orgogliosi e tributare loro la nostra riconoscenza per quanto hanno dato”. E per monsignor Santo Marcianò, ordinario militare che ha celebrato la messa oggi, “essi caduti per la pace sono nella pace”, convinzione “che aiuta a fugare ogni dubbio, spegnere ogni possibile polemica e, lungi dal presentarsi come atteggiamento rassegnato, indica un criterio di ricerca, di verifica, di esame di coscienza”. Si dovrebbe riflettere per quale “missione di pace” i nostri soldati erano li! Gli interessi imperialisti degli americani hanno tramutato in cavie i nostri soldati che avrebbero potuto rendere onore alla patria per dei veri meriti in campo militare, invece sono stato sacrificati per l’americanizzazione dell’Iraq.

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