Il referendum costituzionale di ottobre 2016 chiamerà gli italiani al voto sulla riforma Boschi-Renzi. Cosa succede se si vota Sì o No? Ecco illustrate le ragioni di chi appoggia il referendum e di chi è contrario.
Ma come funziona esattamente il referendum? Per cosa si va a votare? Vi spieghiamo in modo semplice i motivi per cui votare Sì o No alla riforma Boschi-Renzi, mettendo a confronto il parere di chi è a favore e chi è contrario al referendum che modificherà alcuni punti della Costituzione.
Il 2 maggio a Firenze ha preso ufficialmente il via la campagna di Renzi per il sì al referendum costituzionale. Quello di ottobre 2016 sarà il banco di prova per la politica del suo governo. “È un grandissimo bivio tra l’italia che dice sì e quella che sa solo dire no”, ha detto il premier, pronto a dimettersi in caso della vittoria del No.
Referendum costituzionale 2016: votare Sì o No?
Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale, e attraversa tutti gli schieramenti politici ed ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Sì è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c’è anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha spiegato: “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”.
E il portavoce in prima linea del referendum è colei che ha dato il nome alla riforma: il ministro Boschi, la quale ha sollevato un polverone di critiche dopo aver dichiarato in TV che i partigiani – dalla cui Resistenza è nata la Costituzione – si sono detti favorevoli alla riforma.
Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti e opposizioni che hanno definito il referendum “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.
Ciò che viene criticato del testo della riforma non è solo il fatto che esso non sia il frutto di un consenso maturato fra le forze politiche, ma anche che l’approvazione referendaria sia presentata agli elettori come “decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo”.
Inoltre si esprimono dubbi per quanto riguarda l’assetto regionale così come viene proposto dalla riforma, che uscirebbe, secondo i costituzionalisti del No, fortemente indebolito e completamente diverso rispetto a quelli che erano gli obiettivi della riforma del 2001.
Infine è stata posta la questione del quesito unico: l’elettore viene costretto a un solo voto su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni “politiche” estranee al merito della legge. Sarebbe, quindi, più giusto dare la possibilità di esprimersi su quesiti in maniera separata, così come è stato proposto dalla minoranza del Parlamento.
Riforma Costituzionale 2016, perché è stato indetto il referendum?
Gli italiani sono stati chiamati a dire sì o no alla proposta di legge Boschi sulla riforma costituzionale perché in sede di votazione in Parlamento il ddl non ha ottenuto la maggioranza dei voti. La decisione della sua entrata in vigore spetterà, dunque, ai cittadini.
Il referendum costituzionale 2016 è molto importante perché si deciderà se cambiare oppure no alcuni punti cardine del testo della Costituzione così come lo conosciamo, quindi è bene arrivare preparati e consapevoli riguardo il ddl Boschi e le posizioni favorevoli e contrarie.
Per cosa si andrà a votare il prossimo autunno? Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre un referendum.
Per sapere nel dettaglio in cosa consiste la riforma costituzionale 2016 e a cosa dovremo dire Sì o No potete leggere Riforma costituzionale: cosa cambia? Ecco le novità spiegate in 9 punti.
Referendum ottobre 2016, Sì o No: come funziona?
Visto che saranno i cittadini a decretare l’entrata in vigore del ddl Boschi sulla Costituzione, è bene che tutti sappiano come funziona il referendum e quali sono i quesiti a cui si dovrà rispondere Sì o No in sede di voto.
Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum. Diversamente dal referendum abrogativo – come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci – non servirà il 50% dei voti più uno e, a prescindere dal numero di partecipanti, vincerà l’opzione (Sì o No) che ha ottenuto la maggioranza dei voti.
Su cosa esattamente verrà espressa la propria preferenza? Gli aventi diritto al voto saranno chiamati a pronunciarsi in favore o contro tutto il testo della riforma, per cui o si accetta tutto o si respinge tutto. Ecco il perché della proposta del M5S e delle opposizioni di dividere i quesiti usufruendo dell’apposita legge.
Referendum ottobre 2016: il significato politico
L’esito del referendum costituzionale di ottobre 2016 acquista un importante significato politico per le sorti di questo esecutivo e legislatura. La riforma, infatti, non comporta solo un profondo riassetto del testo costituzionale ma, a quanto pare, condizionerà anche la permanenza del Governo Renzi a palazzo Chigi.
In più occasioni il premier ha ribadito il peso del risultato referendario:
in caso di bocciatura della sua riforma Renzi e Boschi annunceranno le dimissioni.
Il referendum costituzionale si è così trasformato in un plebiscito sul presidente del Consiglio e, a prova di ciò, il fatto che la chiamata alle urne avverrà a poca distanza dalle amministrative di giugno.
In poche parole se le elezioni di giugno dovessero essere negative per il Pd, soprattutto a Roma, Milano e Napoli, il referendum di ottobre potrebbe essere per Renzi una sorta di “paracadute”, ossia l’ultima occasione per legittimare il suo governo e dimostrare alle opposizioni di godere del favore degli italiani.
Referendum costituzionale 2016: perché votare Sì
Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche professori di legge e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi sarebbe un “salto di qualità” per il sistema politico italiano, al quale si dà respiro dopo decenni di procedure legislative lente, macchinose e costose.
La Costituzione, inoltre, non è una carta immutabile, e nei 70 anni dalla firma del testo costituzionale così come lo conosciamo si sono susseguiti tantissimi governi, segno di fragilità di un Paese che ora deve dimostrare di essere credibile e forte a livello internazionale.
Ecco alcune buone ragioni per votare Sì al referendum costituzionale di ottobre 2016:
- addio bicameralismo: si supera il meccanismo con cui le leggi vengono passate da Senato a Camera e tutte le lentezze e i ritardi che ne derivano;
- il fatto che solo la Camera debba concedere la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del parlamento;
- la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel porterà notevoli risparmi;
- grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario aumenterebbe la democrazia diretta;
- il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
Referendum costituzionale 2016: perché votare NO
Tutte le ragioni anti-referendum sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No.
I motivi per cui gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione della riforma Boschi-Renzi-Verdini si possono riassumere in 7 punti:
1) si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche agli amministratori regionali e locali si va a garantire l’immunità parlamentare;
2) non è una riforma scritta in modo chiaro e semplice e, soprattutto, non è stata prodotta per iniziativa libera del parlamento, ma sotto dettatura del governo;
3) il bicameralismo non viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
4) non crea semplificazioni per quanto riguarda il processo di produzione delle norme, anzi lo complica: dalle nuove norme su Senato e procedura legislativa deriverebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
5) i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove indennità al rialzo per i funzionari parlamentari;
6) l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
7) non garantisce la sovranità popolare: insieme alla legge Italicum, che mira a trasformare una minoranza in maggioranza assoluta di governo, espropria il popolo dei suoi poteri e consegna la sovranità nelle mani di pochi.