Procura Generale: l’Immigrazione è la più grande deportazione di schiavi

Procura Generale della Repubblica Italiana

“Il Sole 24 Ore” del 12 gennaio 1999. Anno giudiziario – Nelle relazioni dei Pg delle 26 corti d’Appello i richiami all’emergenza degli ingressi clandestini. IMMIGRAZIONE, È “ALLARME GENERALE” – Il Pg dell’Aquila ha evocato la mano di un “grande vecchio” planetario: “Appare fondata la tesi di chi sostiene che si tratti di una vera e propria invasione dell’Europa voluta e finanziata da centrali operative internazionali allo scopo di determinare col tempo l’ibridazione dei popoli, onde possano realizzarsi più facilmente e più compiutamente progetti di dominio universale”.

di FRANCO ABRUZZO

Procura Generale della Repubblica ItalianaMILANO – I mali d’Italia sono figli dell’immigrazione extracomunitaria e probabilmente un “grande vecchio” guida l’ibridazione dei popoli europei, ma anche il Parlamento ha le sue colpe varando soltanto leggi garantiste e permissive che non tutelano le vittime delle violenze. Il coro dei Pg, – che ieri hanno letto le loro allarmate relazioni in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nei 26 distretti di corte d’Appello -, è stato univoco, dando l’impressione (ma è superficiale) di una grande regia tra i massimi rappresentanti degli uffici del Pm. Ogni epoca ha identificato i nemici della società: negli ultimi 25 anni hanno tenuto banco prima i terroristi rossi e neri e poi i politici corrotti delle molteplici Tangentopoli italiane. I mafiosi (delle varie famiglie siciliane, calabresi e ora pugliesi) sono, invece, i nemici storici se è vero che di mafia si parla nei rapporti di polizia di prima dell’unità nazionale del 1861. Oggi albanesi, croati e sloveni hanno dato vita a nuove potenti e ricche organizzazioni criminali tanto che in un caso, in Lombardia, boss calabresi hanno agito (addirittura) agli ordini di egiziani. Il Pg dell’Aquila, però, ha spiegato il fenomeno immigratorio evocando la mano di un “grande vecchio” planetario: “Negli ultimi tempi – ha detto Bruno Tarquini – il flusso migratorio ha assunto dimensioni così rilevanti e l’opera di contrasto è apparsa così insufficiente e velleitaria, favorita da una legislazione forse volutamente insufficiente, che si è indotti a ritenere fondata la tesi di chi sostiene che si tratti di una vera e propria invasione dell’Europa voluta e finanziata da centrali operative internazionali allo scopo di determinare col tempo l’ibridazione dei popoli e delle religioni, onde possano realizzarsi più facilmente e più compiutamente progetti di dominio universale”. I “servizi segreti” di mezzo mondo hanno prospettive di lavoro a lungo termine. Ogni procuratore ha una medicina per debellare le malattie del Paese. Vincenzo Rovello (Palermo) ha proposto di schedare gli immigrati privi di documenti, a prescindere dal fatto che abbiano o meno commesso reati. “Non deve preoccupare – ha detto Rovello – una migrazione che risponda alle nuove esigenze della nostra economia, bensì quella che si risolva in una presenza incontrollata di persone non identificabili che possano delinquere e poi sparire nel nulla. Serve “una banca che consenta di conoscere subito, sul piano nazionale, i dati dattiloscopici di arrestati o feriti e di superare le incertezze sulle generalità degli indagati”. Da Torino gli ha fatto eco Antonino Palaya: “Il quadro, in Piemonte, è aggravato dalla nuova criminalità extracomunitaria, un problema irrisolvibile fino a quando non si deciderà di identificare con le impronte o con altri mezzi i clandestini”. In Veneto la delinquenza straniera ha già fatto il salto di qualità e dal microcrimine è passata a gestire il business del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione, reati per i quali bande di nigeriani e albanesi per la prima volta sono state accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso. Anche in Toscana il continuo aumento della criminalità viene collegato al massiccio afflusso d’immigrati extracomunitari che si associano tra di loro dando vita a vere e proprie bande. Come accade nel Lazio o in Campania. Contro le coste italiane è puntata una nuova pistola (ma non è più Tunisi come nel 1940). É Bar, in Montenegro. “Questo porto – ha raccontato il Pg di Bari, Giacinto De Marco – è il crocevia del contrabbando che si serve di numerosi e velocissimi scafi per raggiungere le coste pugliesi” carichi di “bionde” e immigrati. Da Milano, Giuseppe De Luca, ha così chiesto norme dure anche contro l’immigrazione clandestina. Ma le misure drastiche (come quelle del sindaco di New York) non incontrano il favore di Rosa Russo Jervolino. Il ministro dell’Interno ripete che “il problema dell’immigrazione clandestina non verrà risolto se l’Europa non si sveglierà con interventi sui paesi di provenienza”. Una volta decodificato, questo discorso significa che l’Italia non ha ancora una “sua” politica efficace contro i clandestini.

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