Merola a Minniti: “A Bologna un centro rimpatrio per chi delinque”

Merola a Minniti: "A Bologna un centro rimpatrio per chi delinque"

Il sindaco: “Non è possibile che chi ha un foglio di via pensi di poter fare comunque quel che gli pare”

Merola a Minniti: "A Bologna un centro rimpatrio per chi delinque"Un centro per il rimpatrio, non degli immigrati, ma dei delinquenti”. Il sindaco Virginio Merola porta questa proposta al tavolo dell’iniziativa blindatissima col ministro dell’interno Marco Minniti, in città per parlare della sicurezza nelle periferie nella sala pienissima al quartiere san Donato. “Potremmo farlo in via Mattei, dove c’è il vecchio Cie. Io sono sempre stato contrario al Cie, ma credo che un centro di rimpatri per chi delinque sia necessario. Non è possibile che chi ha un foglio di via pensi di poter fare comunque quel che gli pare. Qui ci sono persone – spiega il sindaco – che non vengono a Bologna perché hanno bisogno, ma per delinquere”. Se dunque il centro per il rimpatrio non dovesse essere realizzato a Modena – “mi risulta ci siano problemi tecnici” dice Merola – allora “Bologna è disponibile. Abbiamo anche l’aeroporto, si potrebbe fare”. Il sindaco ne parlerà nei prossimi giorni con la prefettura e a chi gli chiede cosa ne pensi Minniti sorride: “Minniti è contento”. D’accordo con l’idea di Merola anche il segretario Pd Francesco Critelli, presente all’iniziativa insieme a una pattuglia di parlamentari in lizza per il bis n Parlamento, tra cui Andrea De Maria – che ha organizzato e introdotto l’iniziativa, al fianco di Minniti – Gianluca Benamati, Marilena Fabbri e Francesca Puglisi. “Trovo la proposta del sindaco molto positiva e assolutamente da sostenere – dice Critelli – Una proposta che è coerente tra l’altro con quel che abbiamo fatto a Bologna in queste settimane. Occorre il pugno duro e misure severe nei confronti di chi viene qui a delinquere. Questo sarebbe un modo anche per dare una risposta ai bisogni e alle paure dei cittadini. Del resto – ha concluso – Anche i fatti di cronaca ci dimostrano che se avessimo avuto un luogo di identificazione, certe cose non sarebbero avvenute”.

Silvia Bignami

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