Mannaggia. Stiamo allarmando gli ameriCANI

Mannaggia. Stiamo allarmando gli ameriCANI

Mannaggia. Stiamo allarmando gli ameriCANIObama dichiara di essere «molto preoccupato» per le turbolenze che attraversano l’Europa. Che ne abbia motivo è vero: benché si tratti di un fenomeno che in larga misura è pilotato, avendo come scopo quello di utilizzare il debito pubblico dei singoli Stati per abbatterne la sovranità nazionale e imporre una brusca accelerazione in chiave iper liberista, il rischio che il processo degeneri e sfugga di mano esiste.

La stessa reazione a catena che mira a rafforzare il sistema, introducendo forme sovrannazionali di governance, potrebbe rovesciarsi in un effetto domino dalle conseguenze opposte, in termini sia finanziari che politici. Una o più nazioni che escono dall’euro. La Ue che si disgrega. Le banche che devono cancellare i crediti attuali, assai incerti ma formalmente non ancora compromessi, e registrarli come perdite secche. I “reprobi”, ormai abbandonati a se stessi, che si cercano dei nuovi punti di riferimento. Forse la Russia. Forse la Cina. In ogni caso, non più gli Stati Uniti. L’espulsione dal “Club dell’Occidente filoamericano” che diventa un boomerang per chi l’ha decisa, o comunque innescata.

Eppure, almeno in questo caso, l’affermazione di Obama non scaturisce affatto dalle fosche eventualità che abbiamo appena ricordato. I motivi di preoccupazione, o persino di ansia, rimangono sullo sfondo. Mentre in primo piano c’è un calcolo preciso, ovverosia l’ennesima mistificazione “made in USA”: utilizzare i guai dell’Europa per occultare i propri.

Il tentativo, infatti, è far credere che l’impasse in cui si dibatte l’economia statunitense, inceppata dalle sue contraddizioni interne e a corto di aiuti pubblici in conseguenza dell’immenso debito federale, sia invece il risultato di ciò che va accadendo al di fuori dai confini nazionali. In un solo colpo – e con una disinvoltura che sconfina nell’impudenza ma che mira appunto a far passare l’affermazione come una verità inconfutabile, che nella sua palmare evidenza non ha bisogno di nessun ragionamento a sostegno – si mettono in archivio sia i deliranti abusi dei mutui subprime e dei derivati, che nel 2008 portarono all’esplosione della bolla speculativa e a tutto quello che è conseguito, sia il fatto che gli Stati Uniti non sono certo nelle condizioni di impartire a nessuno lezioni di bilancio pubblico, visto che hanno appena sfiorato il default e che lo hanno evitato solo innalzando, unilateralmente, il limite di legge in materia.

Nelle parole di Obama, dunque, c’è un ribaltamento della realtà talmente completo, e talmente grossolano, che dovrebbe balzare all’occhio di chiunque ed essere immediatamente stigmatizzato come tale, da parte dei commentatori professionisti. Viceversa, silenzio assoluto. Quelle assolute corbellerie, rozze per un verso e infide per l’altro, sono state accolte col consueto, riverente, succube rispetto. Ci mancava solo che qualcuno ci aggiungesse un ringraziamento esplicito («Many, many thanks, Mr. President») per il doveroso richiamo a una condotta più avveduta.

Oppure è stato fatto, ma nel mare magno dei media ci è sfuggito.

 

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