Le elezioni di Russia col trionfo plebiscitario di Putin

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PutinIl plebiscito russo a favore di Putin segna uno degli snodi fondamentali della catastrofe del mondialismo globalizzante e finanziario. Putin rispetto a sei anni fa ha migliorato il suo consenso elettorale di ben 12 punti. Rispetto al 2012 è aumentato il numero dei votanti e la sua rielezione è stato un autentico trionfo con il 75% dei consensi. Le ragioni di un plebiscito che ha lasciato senza parole gli oppositori interni e quelli esterni sono sintetizzate da pochi dati statistici. In meno di dieci anni la povertà è stata dimezzata. I russi poveri sono scesi da 42 milioni a 20 milioni. L’aspettativa di vita è salita da 65 a 73 anni. Salari e pensioni sono aumentati, in molti casi del 40%. Ha riorganizzato e modernizzato un esercito in cui gli stipendi 20 anni fa erano pagati saltuariamente e soldati e ufficiali per vivere svuotavano i depositi di munizione e armi per trafficare con le mafie locali e mondiali. Ha disarmato economicamente e non solo i grandi padrini della mafia russa che con i soldi prestati dalle banche americane s’erano impossessati di tutte le ricchezze dello Stato con una criminale e sciagurata politica delle privatizzazioni. La Russia ha fronteggiato e superato due crisi mondiali, quella del 2001 seguita all’attentato alle Torri Gemelle è quella finanziaria del 2008 che ha mandato gambe all’aria le economie dell’Occidente. E pure gli anni duemila sono stati anni difficili per le tensioni geopolitche. Dai Balcani ai Paesi Baltici, all’Ucraina, alla Georgia, alla Moldavia la Russia è stata sottoposta a una pressione americana e occidentale diretta a indebolirla nel suo ruolo di potenza mondiale e a relegarla nella collocazione di una potenza regionale. Putin ha saputo reagire a questo assedio. Anzi in alcuni casi come quello siriano ha ripreso l’iniziativa relegando ai margini gli Stati Uniti. Anche in Ucraina con la conquista della Crimea e la difesa dei popoli di etnia russa è stata fermata l’offensiva dell’Occidente mondialista. L’aggressività contro la Russia di Putin si spiega con il ruolo che il Paese sta svolgendo. Mosca è ormai la protettrice e il garante della fede ortodossa, un ruolo che le fu assegnato fin dai tempi di Ivan III che pose nello stemma della Russia l’aquila bicipite. Sempre Mosca è tenace avversaria del laicismo amorale, delle culture transgender negatrici della famiglia tradizionale, della distruzione delle identità dei popoli, di tutto l’armamentario delle sub-culture mondialiste. Per sfuggire all’offensiva degli avversari, la Russia ha aperto alla Cina del nazionalista Xi Jinping. In pochi mesi Putin e Xi si sono visti cinque volte, l’interscambio tra i due Paesi ha superato 84 miliardi di dollari, la Via della Seta sarà riaperta. Il Cremlino con la robotizzazione dei sistemi militari investirà risorse colossali. Così Putin si appresta a costruire il futuro della Russia in un contesto che vede il progressivo arretramento di quel mondialismo finanziario che lo aveva eletto suo nemico principale.

Emiddio Novi

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