La sconfitta di Theresa May

La sconfitta di Theresa May

Il Brexit è del parlamento

La sconfitta di Theresa MayL’Alta corte di giustizia di Londra ha decretato che il governo britannico non può attivare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (il famigerato articolo 50 del Trattato dell’Ue) e che tale prerogativa spetta al parlamento di Westminster.

La sentenza non entra nel merito dell’opportunità del Brexit, ma esprime un dubbio di costituzionalità: qualora il paese esca dall’Ue, come preservare quelle libertà fondamentali previste dalla common law britannica che sono garantite dal diritto comunitario?

Evidente il cortocircuito tra integrazione europea e diritto interno, ennesima riprova di come le istituzioni del Regno Unito rigettino per dna l’opzione del Brexit.

In ogni caso, si tratta di una pesante sconfitta politica per Theresa May.

Il primo ministro britannico aveva promesso di attivare la procedura di uscita entro marzo 2017 e puntava a tenere il potere di iniziativa nelle mani dell’esecutivo per evitare che sulla decisione influissero le home nations, soprattutto Irlanda del Nord e Scozia, che nel voto del 23 giugno scorso si erano espresse per la permanenza nell’Ue.

Ora, tuttavia, il governo rischia un indebolimento su due fronti.

Su quello internazionale, la leadership di May nella conduzione dei negoziati con Bruxelles è intaccata.

Ma ora più che mai proprio di quelle trattative la premier ha bisogno per muoversi sul secondo fronte, quello del parlamento – dove i sostenitori del Remain non mancano – cui sottoporre una versione più edulcorata del Brexit.

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