La nostra Terra – Bruno Tomasich

La nostra Terra

Ancora il mio pensiero sullo ius soli che trapela attraverso le pagine finali del mio libro “La mia Terra”:

“Le confessioni di un ottuagenario”

La nostra Terra“Oh se sapessi con quanti spasimi. con quante lagrime, con quante viltà comprerei ora un raggio fuggitivo di bellezza, un barlume momentaneo di spirito, un giorno solo della mia vita rigogliosa di una volta!….Se sapessi quante lunghe ore sto dinanzi allo specchio contemplando con rabbiosa impotenza lo smarrimento delle mie sembianze, gli occhi spenti e annebbiati, le carni ingiallite e rugose!…Sono orribile,…sono orribile davvero!… L’anima si ritira da me, come l’acqua del fiume dalla sponda inaridita: tutto appassisce, tutto manca tutto muore! Mi restano solo memorie e desiderii; un popolo sconsolato di Pensieri muti e rabbiosi, che non sa nemmeno gridare per destar compassione.”

É proprio così: Lo posso testimoniare per esperienza, quella veramente vissuta, fatta di passione giovanile, di amore, gioia e grande dolore, e poi l’attesa che corre rapida, eppure sembra non finire mai. Posso testimoniarlo da ottuagenario vero al giovane Ippolito Nievo che così bene ricorda e racconta lo sfiorire della sua vita, lui che è morto solo a ventinove anni. Ma se il racconto dell’inesistito tramonto della sua vita di giovane a me appare terribilmente vero e mi sgomenta, ancor più mi colpisce la somiglianza delle nostre passioni giovanili che ci vide nella ideale “trincea” dell’amor Patrio non ancora sedicenni, io un anno più giovane di lui.

“Ed Ei la santa ed ardua
Via seguitando, allor che al più famoso
Italo condottier spontanea accorso
La gioventù fremente, anima e braccio
Consacrò a quell’invitto, e alla conquista
Trasse con Lui dalle Comensi vette.
Ed Ei che legge per virtù d’amore
De’ suoi fidi il pensier che duce
Gli fu amico e fratello, e d’ogni ardito
Divisamento a consiglier lo elesse.”

Si rassicurino quelli che, fra i miei eventuali lettori, avessero ancora paura delle parole: con il termine “duce” la poetessa Erminia Fuà Fusinato, nel celebrare l’ardore patriottico di Ippolito Nievo, si riferiva a Garibaldi. Così inizia il suo racconto Ippolito Nievo, ne “Le confessioni di un ottuagenario”, quasi volesse ribadire l’Italianità di quelle terre: “Io nacqui veneziano ai 18 di ottobre del 1775, giorno dell’Evangelista Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo”. Anche la mia vita è trascorsa in parte nelle stesse italianissime terre padane: Verona, Venezia, Padova e, per lontane origini, è legata anche alle altrettanto Venezianissime terre Istriane e Dalmate che attendono da troppo tempo una rinnovata ed impossibile redenzione. Perché il mondo anonimo e senza anima è troppo inutilmente grande per farsi riconoscere come Patria, se ciascuno di noi non ha conosciuto la propria che non è solo il suolo, ma la terra che ha dentro di sé la propria storia. Ed è bello scavarla con le nostre mani nude a riscoprirla, la nostra storia, così come i nostri padri e noi, nella nostra indimenticabile, e pur maledetta giovinezza, abbiamo costruito. In questo mio libro ho riposto le memorie sconnesse di superottantenne. Esse, data la mia età, saranno un poco scoordinate o, come ho detto, sconnesse, con continue ripetizioni che sono però in gran parte volute perché si sa, noi vecchi, siamo testardi e quando ci mettiamo in testa un’idea…

Io poi l’ho così ficcata in testa, la mia Idea!

Anche queste mie, quindi, sono le memorie di un ottuagenario che, prossimo ad affondare nella sua terra, ne ha raccontato gli eventi che avrebbe voluto poter ripercorrere a ritroso, contro le leggi fisiche dell’entropia e del tempo, e anche della logica economica e geopolitica. Ma non è possibile ed è per questo che il mio sogno rimane tale. A meno che, in un domani non lontano, non nascano uomini che, percorrendo il consueto iter dello sviluppo umano, si accorgano, in un certo momento, di vivere il tempo della loro “giovinezza” e vogliano viverlo senza moderna fretta ma nella velocità futurista di un tempo in cui si aveva l’ansia di costruire.

Sommario

Questa nostra terra
Il Diluvio continua
Dalle trincee del Carso all’Opera Nazionale Combattenti
Arrigo Serpieri il Sacerdote di Gea, la Dea Tellus
Il significato della parola Terra
Breve storia del pianeta terra
La Storia della nostra terra
L’Italia che affonda
La Terra attraverso la rete
La Terra Gaia
Dal seme nella terra alla pianta
Un conflitto d’interessi grande come una casa
La terra dei poteri forti
Un’Idea di Patria (retorica)
Le multinazionali dell’effimero in cerca di nuovi sponsor
L’alluminio ecologico: la novità dell’accoppiata Coca Cola-WWF
Le confessioni di un ottuagenario

Bruno Tomasich

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