Immigrati, Latorre: «Troppe Ong nel Mediterraneo»

Immigrati, Latorre: «Troppe Ong nel Mediterraneo»

Il presidente della commissione Difesa al Senato a capo dell’indagine conoscitiva sui presunti rapporti tra organizzazioni e trafficanti: «Il vero fattore attrattivo è il caos nel Canale di Sicilia». L’analisi.

Immigrati, Latorre: «Troppe Ong nel Mediterraneo»Si è fatta scottante la polemica sul ruolo di alcune Organizzazioni non governative (Ong) attive nel salvataggio degli immigrati nel mare tra la Libia e le coste italiane. La coda di accuse ha gettato luci sinistre sui cosiddetti «taxi del Mediterraneo», come sono state definite dal rapporto di Frontex per i rischi del 2017 le imbarcazioni che viaggiano dall’Africa verso l’Europa. A riaccendere i riflettori sulla tematica è stato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e “big” del Movimento 5 stelle: «Le Ong sono accusate di un fatto gravissimo, sia dai rapporti Frontex sia dalla magistratura, di essere in combutta con i trafficanti di uomini, con gli scafisti e addirittura di aver trasportato criminali».

«ACCUSE A SCOPO PROPAGANDISTICO». «Un’accusa», spiega a Lettera43.it il senatore Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa e a capo dell’indagine conoscitiva sulla questione, «ancora priva di elementi certi, basata su indagini giornalistiche e alcune dichiarazioni dei magistrati, che risponde più che altro a esigenze propagandistiche: il M5s si è fatto vivo solo quando ha capito che la cosa stava diventando rilevante. In tutta la fase preliminare non sembrava che avesse a cuore la questione».

TRE ONG NON RISPONDONO ALLA COMMISSIONE. L’indagine parlamentare è iniziata il 23 marzo 2017, le audizioni terminano il 4 maggio ed entro il 10 maggio dovrebbe essere pronta la relazione finale. Sono state ascoltate Frontex, la Guardia di finanza e quattro Ong: Sos mediterranee, Life boat, Save the children e Proactiva open arms. E devono intervenire il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, il comandante della Guardia costiera, i responsabili delle operazioni Mare Sicuro e Triton, oltre che altre due Ong: Msf e Moas. Altre tre – Jugend Rettet, Sea watch e Sea eye – non hanno accolto l’invito della commissione.

«CAOS TRA SOGGETTI OPERANTI CONTROPRODUCENTE». «Si può certamente dire che sia sbagliato sparare nel mucchio, perché ci sono organizzazioni che sono molto utili», ha dichiarato Latorre, «ma quello che è chiaro è che c’è troppo disordine nel Canale di Sicilia. Tutte queste Ong non servono. Il caos tra i soggetti che operano, tra navi istituzionali, mercantili e umanitarie, diventa controproducente, buone o cattive che siano le intenzioni. Una situazione ordinata e meno confusa può salvare delle vite. Serve rigore e umanità. L’uno senza l’altra non ci consentono di governare bene il problema».

Le accuse della procura di Catania: «Prove di contatti tra Ong e trafficanti»

Ad aver innescato la querelle sono stati i dubbi avanzati proprio da Zuccaro, della procura di Catania, che ha parlato di Ong «buone e cattive». Non senza aggiungere di essere in possesso di «evidenze» che tra alcune Ong e i trafficanti di uomini che stanno in Libia ci sono contatti diretti. A difesa delle organizzazioni si è schierata Amnesty International Italia, secondo la quale «servono le prove», altrimenti è bene lasciar lavorare «gli unici che in questo momento salvano vite in mare». Frontex, ha spiegato il direttore generale Gianni Rufini, «è un’organizzazione politica che risponde alla volontà europea che non vuole che arrivino immigrati sul suo territorio. Quindi se qualcuno ha delle prove sul cattivo operato delle Ong porti le prove, altrimenti si tratta solo di fango e calunnie».

«PROBABILE SPINTA IDEOLOGICA». Le motivazioni per entrare in contatto con i trafficanti possono essere diverse. La più grave è che ci sia un organico rapporto con qualche organizzazione di trafficanti. «Un’altra, secondo me più credibile», ha commentato Latorre, «è che ci sia un approccio ideologico con la questione, per cui ci sono Ong che si sentono in dovere di evitare che gli immigrati restino nei terribili campi di prigionia libici e quindi agevolano il loro passaggio in Italia. Ciò che, tra le altre cose, ci stiamo impegnando a capire è quale gamma di situazioni ci sia in mezzo a questi due estremi».

Immigrati, Latorre: «Troppe Ong nel Mediterraneo»

I riferimenti a Frontex fanno capo a quanto dichiarato il 12 aprile 2017 dal direttore dell’organizzazione Fabrice Leggeri al Senato, che aveva parlato, tra l’altro, di un «numero mai visto di mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia».

UN TERZO DEGLI IMMIGRATI SALVATO DALLE ONG. È un «paradosso» che le Ong facciano così tanti soccorsi di immigrati in mare, circa un terzo, «quando non ci sono mai stati così tanti mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia: una cosa abbastanza strana. Attraverso le testimonianze di immigrati», ha affermato ascoltato in Commissione Difesa al Senato, si è riscontrato che «in alcuni casi gli scafisti danno telefoni agli immigrati con i numeri delle Ong». Ci sarebbero, sempre secondo quando emerso dalle testimonianze degli immigrati, non meglio precisati uomini in uniforme che tengono contatti diretti con le Ong: «Non la Guardia costiera che addestriamo noi, ma uomini che controllano una parte del territorio libico a Ovest di Tripoli».

«SONO DIVENTATE LE PROTAGONISTE». È a partire dall’estate 2015 che le organizzazioni umanitarie hanno messo in mare delle imbarcazioni con lo scopo di partecipare ad operazioni di soccorso in mare: «Durante tutto il periodo che va dalla fine del 2105 all’estate del 2016», ha spiegato il capo di Frontex, «le imbarcazioni delle Ong erano coordinate sempre dal Centro di soccorso in mare di Roma. Lo scenario classico era: prima una chiamata da parte degli immigrati al centro a Roma e, a partire da lì, le autorità italiane coordinavano le operazioni». Ma dal 2016 il numero di soccorsi in mare da parte dalle Ong è aumentato: ora è circa un terzo del totale, la quota di Frontex in questo momento è del 12%, Eunavfor Med ne fa quasi altrettanti, «quindi le Ong sono protagoniste, attori principali del soccorso in mare ed è una cosa sorprendente, perché c’è un altissimo numero di mezzi istituzionali in mare».

IL FATTORE ATTRATTIVO? IL DISORDINE. «Si può dire che ci sono elementi che vanno chiariti per capire se qualcuno si comporta in maniera sbagliata», conclude Latorre, «noi abbiamo in questo momento in quel tratto di mare una presenza enorme tra imbarcazioni istituzionali, Ong e almeno cinquanta navi mercantili. In questo caos è chiaro che può accadere di tutto. Alcuni dicono che le organizzazioni sono un fattore attrattivo del fenomeno migratorio, io dico che il fattore attrattivo è proprio il disordine».

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