Il Ribelle, l’Uomo Rivoluzionario

Passaggio al bosco, ovvero ribellarsi alla tecnocrazia, una “Sovranità controllatrice esercitata da spiriti mutili e mutilatori” come scriveva Jünger, è oggi quella stessa necessità che Clemente Graziani – capo del Movimento Politico Ordine Nuovo – aveva auspicato in un’epistola nel lontano 1991.

Nuove strategie e nuove strutture da implementare, affinché si prenda coscienza del fatto certo che il processo di dissoluzione del mondo moderno è irreversibile, poiché il potere egemonico mondiale, tecnocratico ed economicistico si è consolidato negli anni senza la benché minima efficace opposizione, ma a cui l’Uomo Rivoluzionario deve rispondere, in quanto non può restare fermo ad aspettare che il crollo lo seppellisca, dimenticando l’eroismo e il sangue versato da chi lo ha preceduto.

 

Ciò che Graziani definisce giustamente “retaggio di lotte” rimane ed acquisisce un alto significato etico e spirituale: è testimonianza, storia. Questo è l’impegno intellettuale e politico dell’Uomo Rivoluzionario che è sopravvissuto “alle persecuzioni, a tutti i roghi democratici”. L’impegno etico, morale, politico, culturale e d’azione perseguito dall’Uomo Rivoluzionario nato da una scintilla, da quel “Bisogna avere dentro il caos per partorire una stella” – parola di Nietzsche – che procede nel suo cammino solo grazie alla comprensione, al rispetto, alla trasmissione di quella Tradizione che gli ha dato i natali. Una concezione eroica e aristocratica del mondo e della vita, linfa, guida e legittimazione dell’esistenza di un modello umano superiore e di un vero Movimento Rivoluzionario.

 

Non si tratta alla somma delle questioni di ottenere “la pace con un potenza di fuoco superiore” o avremmo già perso, noi combattenti su posizioni che sappiamo già perdute, ma di preparare il terreno e l’uomo per lo scontro di due mondi che collidono ed uscirne vincitori.

Secondo Graziani esistono prospettive di lotta per l’uomo superiore. Jünger nel suo “Trattato del Ribelle” dice che le domande che il sistema elettorale democratico ci pone sono sempre più drasticamente semplici e limitano di fatto la libertà di esprimere il proprio dissenso. Soltanto l’Uomo Rivoluzionario, quell’uno su cento, che è disposto ad affrontare il rischio ben sapendo che il terreno dello scontro è a suo sfavore, può e deve opporsi per volontà, per sua intrinseca natura.

 

“La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti”: ribellarsi all’omologazione mondialista, facendo appello alle forze idealmente primitive degli uomini liberi, forti anche dove rappresentano un’esigua minoranza. Alla minaccia si risponde con il germogliare di piccole élite, uomini che possono sconfiggere la paura perché si riconoscono nel proprio potere interiore. Il passaggio al bosco è dunque un atto di libertà nella catastrofe, quel “restare in piedi in mezzo alle rovine” di Evola.

 

Graziani sostiene il radicalismo di Jünger nella difesa della libertà dell’uomo superiore, del Ribelle e dell’attualissimo valore dello scritto del filosofo tedesco, un breviario della libertà aristocratica destinato ad uno schieramento anti borghese, a “quegli uomini che hanno mantenuto intatta la consapevolezza della dimensione originaria dell’uomo e che da nessun potere superiore potranno mai essere indotti a rinunciare ad agire da uomini”. Una trincea che appartiene di diritto alla destra radicale dando vita ai “Clubs dei Ribelli” come li definisce Graziani, numerose aggregazioni di uomini che abbandonano il “gregge”, manate di “lupi” che si costituiscono in branco.

 

Proprio con la figura del Ribelle – spiega Graziani – s’identifica la libertà, quella jüngeriana dell'”Arbeiter”, che si oppone al borghese, in una radicale differenza umana: “Il borghese anche in guerra cercò ogni occasione per adocchiare una possibile trattativa, mentre per il soldato la guerra significava uno spazio in cui avesse valore morire, ossia vivere in modo tale da riaffermare la forma dello Stato: di quello Stato che è destinato a rimanere, anche se gli sottraggono il suo corpo”.

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Pubblicato da Cristian Borghetti

Cristian Borghetti è nato il 10 settembre 1970 a Lecco, dove vive e lavora. Scrive racconti e romanzi pubblicati da diverse case editrici: “Ora di vetro” - Montedit; "Tre volte all'inferno" - Perdisa Pop2; “Le cabinet Masson” - StreetLib; “Phobia” StreetLib; “Hawthorn bend” - StreetLib; “Incubus” - Weird Book "Tre volte all'inferno" - Weird Book. Ha partecipato a diverse raccolte e premi letterari: “365 Storie Cattive” - AISEA ONLUS; “Le Nereidi“ - Circolo della trama; “Tremare senza paura” e “Horror Polidori Vol. 1 e 2” - Nero Press Edizioni; “Malombre” edita da Dunwich Edizioni; “Cuori di Tenebra”, “The horror show”; “Dark&Weird vol. 3”, “I volti del male” e “Nati dalle tenebre” con Weird Book. Ha collaborato con brevi articoli ed interviste per i blog La tela Nera e Orasenzombra. Ha scritto articoli per le riviste online “Praesidivm”, “2diPicche” ed "Eresia".