Un pacchetto legislativo della Commissione UE per gli spostamenti tra Stati membri è atteso in questi giorni. A che punto è il dibattito in Italia, dopo l’alert del Garante
In questi giorni è atteso il pacchetto legislativo della Commissione europea sul passaporto verde. Le norme europee riguarderanno però solo gli spostamenti tra gli Stati membri. Resta aperto, a livello nazionale, il dibattito sui pass vaccinali, alla ricerca di un equilibrio fra tutela dei diritti individuali e interesse pubblico alla riapertura.
Il passaporto verde europeo
L’obiettivo del passaporto verde è quello di “facilitare” il libero movimento all’interno dell’Unione Europea e consentire viaggi e spostamenti tra i Paesi. La novità rilevante annunciata da Bruxelles, riguarda il fatto che si tratterà di una proposta legislativa, (dunque vincolante) in deroga alla libertà di circolazione prevista dai Trattati istitutivi. Tuttavia il passaporto verde della Commissione avrà ad oggetto, secondo quanto annunciato, solo gli spostamenti in Europa, e non anche quelli all’interno dei singoli Stati membri. La Presidente della Commissione Ursula von der Lyen ha rassicurato che il pacchetto di norme tutelerà in ogni caso la privacy, la sicurezza e la protezione dei dati personali. Non solo vaccinati, ma anche persone che si sono sottoposte al test Covid con esito negativo e coloro che hanno potranno ottenere il pass verde per gli spostamenti in Europa. L’idea del passaporto vaccinale è fortemente sostenuta in Europa dai Paesi a forte vocazione turistica, che sperano di accogliere visitatori dall’estero in vista della prossima estate. Anche le compagnie aeree e gli operatori del settore turistico sono schierati a favore dell’iniziativa europea.
Il dibattito in Italia sui pass vaccinali
Se gli Stati europei dovessero acconsentire all’introduzione del passaporto verde delineato nella imminente proposta della Commissione, occorrerà comunque tenere distinto il passaporto europeo, da tutte quelle altre iniziative, non previste per legge, e finalizzate a riservare l’accesso ad un dato luogo o ad un certo servizio ai soggetti vaccinati. Anche in Italia, si propone infatti con sempre maggiore insistenza la possibilità di sfruttare app ad utilizzo volontario per attestare l’avvenuta vaccinazione, al fine entrare liberamente nelle palestre, bar, ristoranti, hotel, aeroporti etc… Non solo operatori privati, ma anche soggetti pubblici sostengono oggi la necessità di riaprire al più presto sfruttando il sistema dei pass vaccinali. La Regione Lazio ha già pensato ad un attestato di certificazione per quanti hanno ricevuto sia il vaccino che la dose di richiamo. Per entrare in Sardegna dalla prossima estate il Presidente Solinas prevede di richiedere il possesso di un test negativo o di un certificato di vaccinazione. Il Presidente del Veneto Zaia si è schierato apertamente a favore del passaporto vaccinale, come strumento indispensabile a consentire le riaperture, anche per recuperare il troppo tempo perso a svantaggio dell’economia italiana, a causa dei ritardi nelle campagne vaccinali. In questi giorni è sotto gli occhi di tutti il paragone con l’esperienza di altri Stati, come Israele, dove, a seguito di una massiccia campagna di vaccinazione, si è utilizzato il passaporto vaccinale per riaprire quasi tutte le attività, inclusi gli stadi. Sul piano della tutela dei diritti, restano comunque alcuni nodi importanti da sciogliere, in particolare in tema di rispetto dei principi della Costituzione e di tutela della privacy. Sotto il primo profilo, la Vice Presidente del Garante Privacy, Feroni ha richiamato il pericolo di violazione dell’art. 32 della Costituzione italiana. La norma costituzionale pone una riserva di legge, prevedendo che i trattamenti sanitari obbligatori possano essere imposti solo dal legislatore. L’introduzione di un passaporto vaccinale, provocando restrizioni alla libertà di movimento delle persone non vaccinate, finirebbe per esercitare una coercizione psicologica sui singoli, con il rischio di trasformare la vaccinazione in un trattamento sanitario obbligatorio non previsto dalla legge. Lo stesso Garante (comunicato 1° marzo 2021) ha ribadito l’illegittimità dell’introduzione di un passaporto vaccinale che non sia supportato da una norma di legge. Consentire l’utilizzo di un passaporto per stabilire chi può accedere ad un determinato locale, o usufruire di un dato servizio, non può che essere dunque una prerogativa del legislatore. Sul piano dell’attenzione al trattamento dei dati personali, con il comunicato del 1 marzo l’Autorità garante ha richiamato l’attenzione di tutti gli operatori pubblici e privati sui gravi rischi di discriminazione o di lesione di diritti fondamentali che potrebbe derivare da un trattamento non corretto dei dati sulla vaccinazione. Frenando il sorgere di spontanee iniziative a riguardo, il Garante ritiene indispensabile una normativa nazionale, che garantisca il rispetto dei principi di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione nel trattamento dei dati personali raccolti.