Ad Archi solo politica di comodo

Ad Archi solo politica di comodo

Ad Archi solo politica di comodo“Spuntano come i funghi”, appartengono alla “generazione erasmus” o “generazione selfie”, sono gli improvvisati paladini della legalità, del buon operato e del convenzionale sbocco di facciata nell’interesse delle periferie. Sono giovani gettati in pasto alla politica del nulla, dell’inconcludenza, dell’agire per sentito dire, dello scrivere sui giornali qualcosa che altri hanno dettato, dell’agire – anche falsamente – per inerzia. Ma nessuna carica emotiva accompagnata dalla militanza politica, dalla lotta per il popolo. Al tal Francesco Laganà che scrive su CMnews gli si può rimproverare l’ingenuità di chi, come lui e come tanti, vive ancora nel paese dei balocchi. Dov’era quando, già da anni, qualcuno – come il sottoscritto – battagliava per il rispetto dell’ambiente e per la considerazione che il Palazzo avrebbe dovuto dare ad una periferia come Archi? Dov’era l’ignaro giovane quando qualche giorno fa denunciavo, non solo a mezzo stampa ma soprattutto negli uffici competenti la situazione particolare della Stazione FS di Archi, infestata dalle defecazioni e dalle minzioni degli immigrati che utilizzano i sottopassaggi come dormitori in itinere? E adesso se ne esce con un articolo di lecchinaggio verso un capogruppo di maggioranza e verso il sindaco Falsomatà chiedendo in pompa magna interventi per Archi con delle inutili telecamere? Questa è una parodia politica. Sappiamo tutti che nel territorio i presidi devono essere umani e non tecnologici, i punti di transito e di affluenza devono continuamente essere monitorati, giorno e notte, e devono essere presidiati tutti il luoghi limitrofi al centro di accoglienza degli immigrati che non hanno fatto altro che accentuare il degrado, il pericolo e l’insicurezza in questo territorio. Tanti e troppi giovani sono a casa con le mani in mano, sfiduciati dalla carenza di lavoro. L’industria della tecnologia ruba sempre più il lavoro al braccio umano e la politica delle telecamere non risolve nulla, in tutti i sensi. Gli abitanti di Archi non se ne fanno nulla delle telecamere, gli abitanti di Archi vogliono vedere i propri uomini in campo nella lotta al degrado ambientale e a quello umano. La periferia di Archi sta vivendo i momenti peggiori di questo terzo millennio, in particolare da quando il Comune ha subito un commissariamento – opportuno o meno che sia – nessuno si è prestato alle attenzioni dovute. C’è molto da lavorare, ci sarebbero molte proposte su cui poi andare a intervenire, le telecamere sarebbero l’ennesimo spreco e l’ennesimo schiaffo ai disoccupati. Bisogna coinvolgere la gente in una progettazione che diversamente da quanto acclamato non esiste e non è mai esistita e che solo gli abitanti di Archi possono averne la paternità perché solo i residenti sanno e subiscono i problemi esistenti. Ci vuole l’impegno di tutti, un impegno fuori dalle logiche partitocratiche affinché il merito vada all’uomo – come è giusto che sia – in quanto individuo e non al simbolo e all’etichetta di un partito che per puro affarismo elettorale pretende di ergersi a difensore di un territorio bistrattato come Archi. Ad Archi ci sarebbero molti interventi da fare per il territorio e per la popolazione con fondi che dovrebbero essere sottratti dal banco di chi lucra sugli immigrati.

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